a cura di Stefania Basso
Il programma di QE è in grado di migliorare le prospettive di inflazione, anche se il successo arriverà nel medio periodo. Barclays
Dopo un forte andamento al ribasso per più di tre anni l’inflazione nell’eurozona ha cominciato a risalire all’inizio del 2015. Il miglioramento è stato più rapido e solido delle attese: i mercati finanziari e gli economisti, compreso il presidente della BCE Mario Draghi, durante l’ultima conferenza stampa hanno preso atto della situazione. Se l’unione di fattori tecnici può spiegare (almeno in parte) la recente accelerazione, la ripresa generale dell’outlook dell’inflazione nell’area euro merita un’attenta osservazione dato che potrebbe avere forti implicazioni per la politica monetaria nella regione.
Secondo gli esperti di Barclays, nonostante il recente aumento dell’inflazione headline e “core” è prematuro abbassare la guardia sui rischi di deflazione nell’area euro. L’indicatore della vulnerabilità di Barclays, che replica un misuratore del FMI per esaminare i rischi di deflazione nella regione, indica difatti che i rischi rimangono elevati e riguardano anche Francia, Spagna e Italia.
Grazie ai segnali preliminari positivi della politica monetaria accomodante, il team di Barclays rimane fiducioso sul programma di QE lanciato dalla BCE, in grado di migliorare l’outlook dell’inflazione dell’area euro. Gli effetti saranno visibili però nel medio periodo.
L’inflazione rimarrà sotto il target della BCE per un certo periodo (+0,3% quest’anno e +1,3% il prossimo anno), forse anche dopo il 2016. I rischi di tapering aumenteranno nel lungo periodo.
L’outlook dell’inflazione dei servizi rimane fortemente incerto: malgrado il recente incremento la disinflazione proseguirà nei prossimi trimestri.