Andrea Nencioni, gestore portafogli azionari di Banca Patrimoni Sella & C., risponde alle domande di Fondi&Sicav sull’impatto delle decisioni della Fed sui segmenti azionari
La Federal Reserve ha confermato che intende procedere sul sentiero che porta alla normalizzazione della politica monetaria. In uno scenario di tassi al rialzo quali ritenete siano i segmenti azionari (Borse, settori, tipologie di azioni) che offrano le migliori opportunità?
Non crediamo che il percorso di normalizzazione monetaria della Fed abbia un impatto negativo sulla performance dei mercati azionari perché di “normalizzazione” appunto si tratta, ed è stata annunciata, e quindi scontata dai mercati, ormai da tempo. Oltretutto avviene in una fase di ripresa coordinata delle economie a livello globale e in ottica preventiva rispetto a una ripresa dell’inflazione, il che dovrebbe assicurare una continuazione dei trend di questi anni (crescita in moderata accelerazione e inflazione sotto controllo): situazione ideale per i rendimenti azionari. I mercati però in parte hanno già anticipato lo scenario e, a parte il Giappone, trattano su multipli di valutazione (P/E) elevati e con volatilità ai minimi storici. Multipli giustificati solo se la crescita utili continuerà a sorprendere positivamente: a questo riguardo gli Wall Street sembra avvantaggiata rispetto all’Europa grazie agli effetti della Riforma Fiscale di Trump, che si vedranno soprattutto quest’anno, e alla capacità della aziende americane di generare una redditività superiore rispetto alle europee, che perdura nel tempo.
E quali quelli destinati a soffrire di più a causa dei maggiori costi di finanziamento e altri potenziali effetti negativi ascrivibili all’ascesa del costo del denaro?
Continuiamo quindi ad avere un sovrappeso dell’asset class azionaria sui portafogli bilanciati, con un atteggiamento neutrale a livello geografico, soprattutto per l’imprevedibilità dell’andamento del dollaro statunitense e delle valute emergenti ad esso collegate; a tale riguardo si può notare come il dollaro statunitense si sia indebolito nel 2017, nonostante una Fed più aggressiva della Bce sulla stretta monetaria.
A livello di asset allocation settoriale privilegiamo la tecnologia, i finanziari, il petrolifero e i consumi domestici in America; i finanziari e i consumi ciclici in Europa; la tecnologia e i consumi domestici sui mercati asiatici ed emergenti. Evitiamo invece settori quali le utilities e le telecomunicazioni, settori in cui le aziende hanno un livello di indebitamento superiore alla media e risultano penalizzate in uno scenario di incremento dei tassi d’interesse e quindi dei costi di finanziamento.