Brian Kennedy, portfolio manager, Full Discretion Team di Loomis Sayles, risponde all’inchiesta di Fondi&Sicav sulle prospettive dei tassi e rendimenti dei government bond, dopo la vittoria di Trump negli Usa
Dopo la vittoria di Trump, le attese per un’accelerazione del processo di normalizzazione della politica monetaria ultraespansiva negli Usa hanno fatto impennare i rendimenti dei treasury bond decennali al 2%. Cosa vi aspettate per il 2017 e quale potrebbe essere, a vostro giudizio, l’asset allocation della componente obbligazionaria adatta al nuovo scenario?
La possibilità di deregulation nel settore finanziario e in quello dell’energia statunitense, di riduzione delle aliquote fiscali per le persone fisiche e le società, nonché di aumento della spesa pubblica per le infrastrutture potrebbe migliorare le prospettive di crescita degli Stati Uniti nel corso dei prossimi anni. Dato che in alcune aree del mercato dei corporate bond c’è ancora valore, prevediamo che un migliore scenario di crescita possa favorire il mercato delle obbligazioni corporate negli Stati Uniti nel 2017. Un’area che, molto probabilmente, continueremo ad evitare, è quella dei titoli di Stato americani, visto che le aspettative di inflazione e l’aumento della spesa in disavanzo riconducibile ai programmi di spesa per infrastrutture nazionali potrebbero generare un maggior indebitamento e tassi di interesse più elevati. Le obbligazioni dei mercati emergenti (in particolare quelle dell’America Latina), saranno sotto osservazione, poiché l’attuale sell-off, che riflette il timore di un cambiamento degli accordi commerciali statunitensi, potrebbe creare valore in questo settore.
In Europa, nonostante gli acquisti di titoli di stato operati dalla Bce, gli effetti si sono fatti sentire sui rendimenti dei titoli di stato periferici. Il rendimento del Btp decennale è schizzato al 2% in poche sedute. Come valutate il mercato dei government bond europei? La Bce riuscirà ancora a pilotarne i rendimenti o l’onda d¹urto proveniente dagli Usa sarà più forte di Draghi?
Non crediamo che il mercato obbligazionario europeo andrà di pari passo con i tassi americani nel lungo periodo perché il mercato obbligazionario statunitense si adeguerà alle politiche dell’amministrazione Trump. Nell’Unione europea, la crescita continua a essere piuttosto lenta, con le misure del Qe, che comprende il piano di acquisto dei titoli, che tendono a sopprimere i valori e a ridurre i rendimenti. Fino a quando non ci saranno cambiamenti riguardo alle politiche di austerità rispetto alla crescita e alle politiche di spesa, la crescita continuerà a essere messa in discussione, e i rendimenti governativi non rifletteranno molto valore.
Nel breve termine, i rendimenti europei saranno influenzati dal risultato elettorale negli Stati Uniti e dai prossimi cambiamenti delle politiche. Comunque, nel lungo termine, sarà la traiettoria di crescita dell’Unione Europea il principale motore dei rendimenti in Europa. Senza la crescita e senza ulteriori acquisti da parte della Bce, ci aspettiamo rendimenti minori nel lungo periodo.