a cura di Stefania Basso
Il paese sta cercando di combattere l’inflazione e di correggere gli squilibri di bilancio. Peggiora outlook di crescita. Fernando J. Losada, Senior Economist-Latin America Research, AB Global
La banca centrale del Brasile ha aumentato i tassi di interesse ufficiali di 600 punti base negli ultimi due anni. Il recente rialzo di 50 punti base ha portato il tasso Selic al 13,25% – livello toccato l’ultima volta nel 2009. La decisione più recente è stata presa all’unanimità lasciando il mercato senza una “guidance” precisa sulle prossime decisioni di intervento sui tassi della banca centrale.
Il comunicato stampa che ha accompagnato l’annuncio di politica monetaria è stato virtualmente identico a quello del meeting precedente. Gli operatori del mercato hanno dedotto dunque che il ritmo dei rialzi verrà mantenuto, contemplando un ulteriore aumento dei tassi di 50 punti base il prossimo 3 giugno.
Perché le autorità potrebbero continuare ad adottare una politica monetaria restrittiva? Primo perché le pressioni inflazionistiche non sono ancora diminuite. Gli ultimi dati ufficiali dell’inflazione (IPCA) hanno mostrato una crescita dei prezzi al consumo dello 0,7% mese su mese e dell’8,2% anno su anno in aprile – sei punti base in più rispetto ai dati di marzo e 166 punti base in più di dicembre. L’inflazione reale ha superato il tetto del 6,5% (target range della banca centrale). In aprile il dato medio dell’inflazione “core” è stato pari al 7,6% anno su anno, superando il target.
I dati indicano che le pressioni dei prezzi sono ancora diffuse. L’inflazione nominale rimarrà uguale o poco al di sopra dell’8% per il resto dell’anno. L’obiettivo della banca centrale è di riguadagnare credibilità e compiere progressi ri-ancorando le aspettative sull’inflazione.
Tuttavia, gli sviluppi attuali sia sul fronte politico sia reale indicano che per il prossimo incontro l’aumento di 50 punti base dei tassi non è così scontato. L’attività economica è debole e il rallentamento del mercato del lavoro sta crescendo – a febbraio la stima dell’attività economica della banca centrale ha mostrato una contrazione annua del 3,2%. L’attività al dettaglio è cresciuta solo dello 0,4% anno su anno a marzo, un punto percentuale in meno rispetto alle attese, dopo un calo del 3% del mese precedente.
Anche il mercato del lavoro rispecchia il generale indebolimento dell’attività economica. Il tasso di disoccupazione è rimbalzato del 7,9% a marzo, in rialzo dal 6,5% di fine 2014. Il rapporto sulle attese della banca centrale indica che gli operatori del mercato al momento prevedono una contrazione del pil dell’1,2% quest’anno, una forte correzione al ribasso rispetto alla crescita dello 0,6% prevista a inizio anno.
L’impegno per la stretta della politica fiscale è costante. Il Ministro delle Finanze ha presentato un programma ambizioso di politica fiscale che mira a registrare un avanzo primario dell’1,2% del pil quest’anno. Ci sono concrete possibilità che l’obiettivo sarà disatteso, a causa dei venti contrari generati dall’economia debole e dalla probabile riduzione delle misure di correzione al Congresso.
La stretta fiscale è estremamente necessaria se il Brasile vorrà avvicinarsi alla sostenibilità del debito – una condizione necessaria al miglioramento dell’accesso ai mercati del capitale sia per il Governo sia per le aziende. Ma i costi saranno elevati in termini di attività economica nel breve termine. Il grado di correzione fiscale determinerà il livello ancora necessario di intervento monetario.
Nel 2016 viene stimato un forte calo dell’inflazione annua. Inoltre occorre tempo perché la politica monetaria possa fare effetto. Ecco perché l’attuale campagna restrittiva della banca centrale potrebbe presto volgere al termine. Gli economisti potrebbero voler estendere ancora un po’ il ciclo di stretta ma gran parte della correzione monetaria è ormai alle spalle.