a cura di Stefania Basso
Secondo gli esperti di Credit Suisse ci sono diverse buone ragioni per puntare sul Bel paese. Vediamo quali
Grazie alla fiducia nella ripresa e nelle riforme gli analisti di Credit Suisse parlano di un nuovo Rinascimento italiano.
L’ottimismo sulla crescita sta iniziando a rispecchiarsi nei dati degli indici. l nuovi ordini del PMI manifatturiero a maggio sono saliti al livello più alto da febbraio 2011 e i nuovi ordini PMI escluso le scorte prevedono una crescita della produzione industriale pari a circa il 5%. Inoltre, la fiducia nei consumi si avvicina a un massimo degli ultimi 13 anni”; la crescita reale M1 è in linea con l’accelerazione del pil. Con un taglio fiscale di 10 miliardi di euro Il Governo inoltre ha supportato i lavoratori con un salario inferiore a 26.000 euro annui. Con i prestiti alle piccole medie imprese pari a oltre il 4,5% (rispetto a circa il 3% del core) c’è ancora una buona possibilità che i tassi scendano e il pil potrebbe aumentare ulteriormente. (il consenso paria a +0,6% quest’anno e +1,2% il prossimo anno appare troppo prudente). Le aspettative sull’occupazione sono ai massimi degli ultimi 7 anni e i contratti a tempo pieno e indeterminato sono pari a +51% anno su anno.
Emergono alcuni segnali incoraggianti nel settore immobiliare: la crescita dei mutui sta salendo a +30% anno su anno e in molte regioni i tassi ipotecari sono ben al di sotto dei rendimenti degli affitti.
La mancanza di competitività in Italia potrebbe essere sovrastimata. Se si utilizza il costo del lavoro per deflazionare il tasso di cambio reale effettivo, l’Italia ha perso competitività, ma la situazione è molto meno grave se si utilizzano i prezzi alla produzione. I costi del lavoro in termini assoluti non sono particolarmente elevati (quasi il 20% in meno rispetto a quelli francesi). La quota del mercato di esportazione italiana ha resistito (la performance non è stata peggiore rispetto a quella di Regno Unito e Francia). Infine la solida posizione del conto corrente italiano (con un avanzo pari al 2,5% del pil) è un ulteriore segnale che l’Italia resta competitiva.
La posizione fiscale non è così negativa. L’Italia ha un avanzo primario di bilancio pari all’1,4% del pil (corretto per il ciclo del 3,4%) – e quindi ha bisogno della metà della manovra di stretta fiscale della Francia per stabilizzare il rapporto debito-pil del Governo (e i pagamenti degli interessi dovrebbero scendere al 2% del pil dal 5% del pil entro il 2020 ai tassi attuali). Inoltre il coefficiente di leva aggregato (unione tra la leva del settore pubblico e privato) è il quinto più basso in Europa.
Infine le valutazioni delle azioni sono ragionevoli. I titoli azionari su cui puntare sono: Intesa Sanpaolo, UBI, Pirelli, Prysmian, Mediaset, Rai Way.