A cura di Stefania Basso
La crescita economica potrebbe accelerare nel 2015 congiuntamente alla ripresa USA. Il Messico gestisce meglio l’abbassamento dei prezzi del petrolio rispetto ad altri esportatori. City of London
Come previsto è proseguita la ripresa economica, con la crescita del pil che ha toccato il 2,6% anno su anno nel quarto trimestre dal 2,2% anno su anno nel terzo trimestre (totalizzando + 2,1% nel 2014). Il rialzo, sebbene inferiore al potenziale, è stato guidato dalle esportazioni manifatturiere (in particolare le automobili) verso gli USA. Si sono rafforzati anche i consumi privati e gli investimenti. I consumi hanno segnato +2,2% mese su mese, con un incremento del 4,7% delle vendite retail anno su anno a gennaio (il dato più elevato dal 2013). Positiva anche la fiducia dei consumatori e la creazione di nuovi posti di lavoro.
La riduzione delle esportazioni di petrolio non rispecchia solo l’abbassamento dei prezzi ma anche il taglio alla produzione, in calo dell’8,9% anno su anno durante il bimestre gennaio-febbraio. Anche le esportazioni non petrolifere verso gli USA sono diminuite di recente a causa della debole serie dei dati provenienti dagli Stati Uniti. Ma le esportazioni si risolleveranno sulla scia del rafforzamento della domanda, delle nuove strutture di produzione delle auto e dell’indebolimento del peso.
L’inflazione è scesa ancora, dal 4,0% – 4,5% degli ultimi anni a un minimo del 3,0% anno su anno a febbraio, prima di risalire lievemente al 3,1% anno su anno a marzo. È emersa qualche divergenza tra gli indici “core” e “non core” di recente, indicando che il deprezzamento della valuta ha iniziato ad impattare sui prezzi. Tuttavia, in un contesto di divario negativo tra prodotto effettivo e potenziale, l’impatto finale sarà limitato e l’indice dei prezzi al consumo complessivo chiuderà l’anno intorno all’obiettivo intermedio della banca centrale pari al 3,0%.
Non ci sarebbe quindi ragione di intervenire sui tassi ma la Banca centrale (Banxico) di recente ha adottato un atteggiamento più aggressivo. Gran parte degli investitori prevedono un atteggiamento in linea con la Fed ma Banxico ha dichiarato di poter aumentare i tassi ancor prima della Fed. Tale decisione dipenderà dall’andamento del tasso di cambio.
Strategia del mercato: il Messico ha sottoperformato l’indice del 4% nel primo trimestre dato che il rallentamento dei dati negli USA e le crescenti difficoltà politiche per il Presidente Pena Nieto hanno inquietato gli investitori gettando un’ombra sul programma di riforme. Le difficoltà tuttavia sono transitorie. L’economia americana riguadagnerà slancio mentre prosegue senza intoppi la redazione della legislazione di riforma. Malgrado il rapporto P/E elevato, viene mantenuta un’allocazione di sovrappeso sul Messico, alla luce del debole andamento delle negoziazioni, di un coefficiente beta basso e del ruolo di diversificatore.