Marco Bernardi, vicedirettore generale di Banca Generali ci parla di Eltif e Fia.
Si parla molto di Eltif e Fia. Li proponete anche voi alla vostra clientela? Quali sono i motivi di maggiore interesse per questi prodotti?
«Come Banca Generali siamo stati tra i primi in Italia a credere nel mondo dei capitali privati, un segmento di mercato caratterizzato da un rapporto rischio-rendimento decisamente interessante anche per un tipo di clientela come la nostra. Già nel giugno 2020, quindi subito dopo la prima fase acuta della pandemia, abbiamo presentato al mercato BG4Real, il nostro progetto pensato per creare un vero e proprio ponte che metta in collegamento il risparmio privato con l’economia reale.
A oggi, BG4Real è costituito da due soluzioni di investimento, un Fia e un Eltif, che abbiamo costruito su misura lavorando in partnership con la Sgr italiana 8a+ Investimenti. Si tratta di due soluzioni che focalizzano la propria attenzione su Pmi dalla forte capacità innovativa e in fase di “scale up”, attive in settori come fintech, agrifood, cybersecurity, intelligenza artificiale e big data: tutti segmenti di mercato ad alta crescita potenziale nel medio-lungo periodo.
Strumenti come Fia ed Eltif coniugano un doppio vantaggio: da un lato consentono di tenersi al riparo dalla volatilità dei mercati, dall’altro offrono accesso a quel premio di illiquidità che è generalmente superiore ai ritorni medi dell’investimento obbligazionario. Infine, le recenti novità normative e gli interessanti sgravi fiscali associati a Fia ed Eltif rappresentano un ulteriore richiamo verso questo tipo di soluzioni».
Chi sono i clienti che li acquistano?
«Sia il Fia che l’Eltif attualmente in nostra distribuzione presentano una soglia di ingresso piuttosto contenuta se commisurata al fatto che parliamo di strumenti illiquidi (100 mila euro per il Fia e 10 mila euro per l’Eltif)».
C’è una preferenza da parte dei vostri clienti per i Fia o per gli Eltif?
«Attualmente tra le due soluzioni quella che sta riscontrando il maggior livello di interesse è il Fia. Il motivo è da ricercare prevalentemente nell’azione del fondo che, dal suo lancio a oggi, ha già partecipato nell’aumento di capitale di primarie realtà industriali italiane come, ad esempio, Treedom, Inxpect, Datrix e Webidoo.
La possibilità di riconoscersi in operazioni di sviluppo di aziende italiane d’eccellenza è sicuramente una leva in più, che spinge i clienti a ricercare questo tipo di soluzioni».
Che cosa caratterizza i vostri prodotti, rispetto a quelli venduti dalla concorrenza?
«Lavorando con 8a+ Investimenti Sgr siamo riusciti a dare vita a due soluzioni che rappresentano un unicum sul mercato. Sia il Fia, sia l’Eltif che collochiamo sono infatti caratterizzati da un approccio multi asset, multi gestore e con una composizione di portafoglio che rispecchia quella dei portafogli tipici degli italiani. La componente obbligazionaria risulta preponderante (70% nel Fia e addirittura 80% nell’Eltif) mentre quella azionaria ricerca il rendimento investendo in operazioni di private equity, finanziamenti diretti alle Pmi italiane in fase di “scale up” e in società quotate all’Aim di Piazza Affari.
La vera innovazione risiede però nelle modalità di selezione delle Pmi sulle quali investire. Queste, infatti, sono guidate dall’ecosistema proprietario sviluppato dalla Banca che, attraverso una serie di accordi a livello italiano e internazionale, monitora costantemente i principali trend e cambiamenti su scala globale».
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Redazione
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