La storia che vede coinvolti Corradina Arangio e Giorgio Magnini, di Banca Mediolanum, pur vedendo due persone di generazioni diverse impegnate a lavorare nella stessa società, è decisamente diversa dalle altre.

A inserire la madre è stato il figlio, che ha avuto un ruolo gerarchicamente superiore, fino al momento in cui lei è andata in pensione. Ecco le loro presentazioni.

«Sono Corradina Arangio, 71 anni, diploma di ragioneria, ho lavorato per 38 anni presso un grosso istituto di credito tradizionale. Durante il mio percorso ho ricoperto diversi ruoli, dall’ufficio titoli alla responsabilità di un investment center. Con quest’ultima esperienza la mia professionalità si è arricchita molto e ha assunto una dimensione diversa. Ero molto conosciuta sulla piazza di Ostia e sono stata contattata da diverse realtà finanziarie. Non avevo intenzione di cambiare, ma quando fui contattata da Banca Mediolanum, scrissi la lettera di dimissioni, ma dovetti rimanere in banca ancora per altri anni. 

«Sono Giorgio Magnini, 42 anni, due figli, laurea in economia e commercio, certificazione Efa e grande interesse e curiosità verso questo settore, fin da quando, da piccolo, andavo a trovare mia madre in banca. Iniziai a lavorare in Banca Mediolanum nel 2001, dopo avere sostenuto privatamente l’esame da consulente finanziario. Dopo il colloquio di mia madre, fu lei a consigliarmi di entrare in Banca Mediolanum. Venni assunto direttamente in sede, vi rimasi per un anno e poi decisi di intraprendere la carriera di consulente finanziario. Dopo tre o quattro anni iniziai anche la carriera di supervisore e poi quella di manager, fino al 2021. Durante l’attività manageriale, nel 2008, mia madre venne inserita nella mia struttura. Questo percorso durò cinque anni. Racconto un aneddoto: quando Ennio Doris seppe che un figlio aveva inserito la madre ne rimase sorpreso e lo disse pubblicamente durate una convention. Nel 2013 nacque mio figlio e mia madre decise di lasciare l’attività per fare la nonna». 

Corradina: «È un lavoro che ho molto amato, che ho fatto con tanta passione e sono felicissima di avere dato tanto. Finita la mia esperienza presso la banca tradizionale sono riuscita a entrare finalmente in Banca Mediolanum. Ero affascinata dal suo modello, dalle nuove tecnologie, dall’approccio al cliente, votato al suo reale interesse, una modalità per me nuova rispetto al modello tradizionale. La mia più grande conquista era comprendere di che cosa avesse bisogno il cliente. I cinque anni in Banca sono stati un’esperienza meravigliosa, ho avuto l’occasione di conoscere personalmente Ennio Doris, una persona che mi ha affascinato tantissimo. Inoltre ho seguito tanti corsi di formazione che mi hanno completata».

Giorgio: «Con mia madre condivido la passione per la formazione. Infatti da quando ho lasciato la carriera manageriale, a gennaio 2021, mi sono concentrato sullo sviluppo del mio portafoglio personale e ho iniziato a lavorare nel team di formazione commerciale di Mediolanum Corporate University. 

Come è stato il percorso di formazione da parte della società?

Giorgio: «Conoscendo tutte le proposte formative delle altre reti, mia madre si appassionò alla formazione di Banca Mediolanum, perché non solo approfondiva gli aspetti tecnici, ma analizzava anche quelli relazionali, quelli legati al rapporto con il cliente». 

Corradina: «Mi piaceva tantissimo la possibilità di cullare il cliente, di poterlo conoscere per proporre la soluzione migliore. Nell’altra banca questa profondità di conoscenza non era possibile, perché si trattava di un rapporto occasionale: una volta il cliente veniva da me, un’altra volta andava da un altro collega». 

Giorgio: «Quando iniziai a lavorare in Banca Mediolanum, il mio supervisore era il cugino di mia madre. Per me è stato un supporto formativo, proprio per la cura del cliente, ma anche per imparare il ritmo e l’organizzazione. Mia madre proveniva da un lavoro impiegatizio, da un mondo in cui gli obiettivi calavano dall’alto. La libera professione ha dinamiche diverse. Io dovevo abituarla a prendere gli appuntamenti, a non attendere che arrivasse il cliente. Ciò che ricevevo da lei era non solo l’attenzione all’investitore, ma anche un approccio strutturato al portafoglio e alla diversificazione». 

Corradina: «Avendo ricoperto tutti i ruoli in banca, su certi aspetti ero un po’ più preparata di lui. Potevo contare su tanti anni di esperienza».

L’utilizzo della tecnologia ha costituito un problema?

Giorgio: «L’avvento del digitale ha creato alcuni attriti: mia madre era abituata a un sistema in cui il rapporto con il cliente era fondamentalmente cartaceo. Quando iniziò a coesistere, sia la documentazione digitale, sia cartacea, io spingevo per il digitale».

Corradina: «Avevo un disperato bisogno di lui. Logicamente ho avuto un po’ di difficoltà».

Giorgio: «Avevamo velocità di apprendimento diverse. Io ero un po’ più veloce da questo punto di vista e la forzavo a fare da sola. Mentre lei per tanti anni ha avuto la direzione di altre persone che le davano indicazioni. L’avvento del digitale è stato un aspetto di scontro. Alla fine, però, lei è diventata più brava di me. Aveva livelli di efficienza del portafoglio estremamente alti, proprio perché faceva tutto in digitale e i clienti avevano una situazione super-aggiornata. Ci compensavamo a vicenda: lei sulla sostanza del rapporto, io sull’efficienza del rapporto, attraverso un percorso di educazione ai miei e ai suoi clienti sull’utilizzo del digitale». 

Come hanno preso i clienti l’inserimento di una nuova persona?

Giorgio: «Quando mia madre andò in pensione nell’altro istituto, i clienti si ritrovarono orfani della sua consulenza. Arrivati in Banca Mediolanum non trovarono solo lei, c’ero anch’io. Per certi versi hanno vissuto questa esperienza come un banco di prova. A distanza di tempo hanno cominciato a preferire me».

Corradina: «Devo dire che il passaggio è stato fantastico, perché lui è riuscito a conquistarli con la sua disponibilità e il suo atteggiamento cortese. Quando li incontro parlano sempre bene di lui».

Giorgio: «Oggi apro il conto corrente ai figli diciottenni che ho visto piccoli. Alcuni clienti mi guardavano allo stesso modo in cui guardo oggi io questi ragazzi. Molti erano clienti di mia madre, mi conoscevano quando ero minorenne. Questa continuità crea un legame quasi indissolubile con il cliente, un valore che garantisce fiducia». 

Ci sono state difficoltà a lavorare insieme? Quali sono i problemi che una madre e un figlio si trovano ad affrontare la prima volta che si trovano a lavorare in collaborazione?

Giorgio: «Mia madre è sempre stata brava a non portarsi a casa il lavoro, a me viene ancora naturale farlo. Nel 2008 avevo 27 anni e abitavo con lei. Lei è sempre stata brava a disinnescare facilmente le tensioni».

Corradina: «L’ho sempre fatto, anche quando lavoravo nell’altra banca. Le responsabilità erano tante, non potevi caricare la famiglia anche di quelle preoccupazioni».

Quali consigli date a chi affronta un’esperienza del genere.

Corradina: «Massima disponibilità di un genitore verso il figlio: bisogna avere pazienza nel momento in cui i figli si ribellano e poi dare tutto ciò che uno ha, offrirlo con amore, nell’interesse per il loro futuro». 

Giorgio: «Al netto di qualche scontro inevitabile, credo che abbia funzionato l’umiltà da ambo le parti. Io ero il capo e lei ha sempre riconosciuto il ruolo. Anche da parte mia ho avuto l’umiltà di riconoscere l’esperienza del genitore. Io uso ancora il modo di trattare che mi ha insegnato lei, me lo ricordo e ancora lo applico. Sapere accettare ed essere un po’ umili. Una persona deve avere questa dote e coltivarla. Io mi occupo dei corsi di formazione dei neoinseriti e vedo tanti figli di colleghi. Con loro condivido questo consiglio: siate umili, non pensate di essere più veloci solo perché conoscete le tecnologie».

Corradina: «La tecnologia non basta».

Siete contenti? È stata la scelta giusta?

Corradina: «Io sono soddisfatta, sono orgogliosa, perché sono riuscita nel mio intento. Mio figlio è riuscito ad andare avanti e mi ha dato tante soddisfazioni. Credo che faccia un lavoro che gli piace».

Giorgio: «Sono stato uno di quei giovani che hanno fatto carriera velocemente. Ho trovato all’interno di questa azienda uno sbocco formativo che ho scoperto nel tempo. Quando sono entrato in questa banca volevo diventare manager, volevo gestire tanto, volevo gestire più di lei, perché poi viene fuori questo aspetto di sfida. Una volta raggiunto l’obiettivo, si sono aperte altre strade e, grazie alla disponibilità dell’azienda, faccio una cosa che mi piace tantissimo: aiuto gli altri colleghi. A prescindere dal ruolo, che puoi ricoprire anche in un’altra banca, farei fatica a immaginarmi in un’altra realtà. Si instaura un senso di lealtà, un senso di appartenenza. Mia madre il distintivo lo portava sempre».

Corradina: «Io ho sentito più l’appartenenza a Banca Mediolanum che non all’altro istituto. L’altra banca l’ho dimenticata, non l’ho mai sentita vicina. Io sento ancora questa appartenenza, quando vengo a trovare i colleghi: il rapporto è molto bello e molto sentito».


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