Intervista a Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac

in questa fase carmignac predilige azioni growth a titoli value

Credete che le aspettative di prospettive economiche migliori in molti paesi emergenti contribuiranno ad attenuare il rischio rappresentato dall’aumento dei tassi di interesse globali?

 

Kevin Thozet

I mercati emergenti non sono stati risparmiati dal rallentamento globale: permangono numerosi venti contrari alla crescita economica, che potrebbero a loro volta pesare sulla domanda esterna influenzando di conseguenza altri mercati emergenti.

Inoltre, lo shock derivante dal rialzo dei tassi d’interesse negli Stati Uniti continua ad aggravarsi. Le banche centrali dei mercati emergenti sono costrette a stare al passo con le loro controparti dei mercati sviluppati. E a inasprire le misure di politica monetaria nonostante un rallentamento economico sempre più marcato.

Contrariamente ai precedenti cicli di inasprimento, tuttavia, diverse banche centrali dei paesi emergenti hanno ampiamente anticipato la Fed e si sono già portate molto avanti. Questo dovrebbe consentire loro di invertire la rotta per mitigare gli effetti del rallentamento economico.

Vale soprattutto per i Paesi dell’Europa dell’Est (ad esempio, la Repubblica Ceca e l’Ungheria), dato il livello particolarmente elevato dei tassi di deposito. E la probabilità che la BCE inverta la rotta prima del previsto.

La Cina rappresenta l’eccezione più importante, dal momento che il front loading fiscale e la spinta per le infrastrutture, insieme all’allentamento monetario, vengono attuati in modo attivo al fine di compensare il rallentamento e il calo delle esportazioni. Anche se non ci aspettiamo che la ripresa economica del paese abbia un andamento a “V”, riteniamo che il punto più basso di questo ciclo economico sia ormai alle spalle.

Quali paesi o aree emergenti potrebbero uscire rafforzate in caso di attenuazione o risoluzione delle tensioni geopolitiche in corso?

Sebbene l’America Latina non sia l’epicentro delle recenti tensioni geopolitiche, le conseguenze della guerra sui prezzi delle materie prime hanno un impatto diretto sulla regione.

Mentre la bolletta energetica di un’Europa dipendente dai combustibili fossili aumenta, l’America Latina, che è un esportatore netto di materie prime, raddoppia i suoi profitti. I termini di scambio di Brasile, Cile, Colombia e Messico stanno migliorando e le valute si sono adeguate in modo sostanziale diventando più convenienti.

Vediamo il Brasile emergere come uno dei vincitori dal contesto di tensioni geopolitiche. Anche il Messico rientra tra le nostre scelte principali, essendo un chiaro beneficiario della strategia di “nearshoring” delle aziende nordamericane, che consiste nel rilocalizzare gli impianti di produzione più vicino a casa, riducendo la dipendenza dalla Cina. E facendo affidamento sull’energia nordamericana a basso costo.


Unknown's avatar
Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.