a cura di Pinuccia Parini

Tony Roberts, gestore di Invesco Metaverse Fund

Il termine metaverso è usato sempre più frequentemente e nei più disparati ambiti: da quello sociale a quello industriale, dall’intrattenimento al mondo dei consumi. Fondi&Sicav ha discusso con Tony Roberts, gestore di Invesco Metaverse Fund, delle potenzialità che la tecnologia mette a disposizione perché si realizzi il web 3.0 e delle opportunità che il metaverso offre in termini di investimento.

Voi affermate che il metaverso costruirà un nuovo mondo. Qual è il significato che attribuite a questa affermazione?

«È un mondo nuovo, così come lo fu internet, a suo tempo. Il metaverso è l’evoluzione di internet, il cosiddetto web 3.0, che fa seguito alla diffusione prima del pc (web 1.0) e poi della comunicazione mobile (web 2.0). Il progresso tecnologico, attraverso la sempre maggiore potenza di elaborazione dei semiconduttori e una più veloce connettività, rende il metaverso un’esperienza immersiva che si diffonderà in modo graduale. Senza accorgersene, si passerà da una realtà aumentata, con la quale si è già familiari perché già presente in alcune delle nostre attività quotidiane, a una virtuale che convivrà con quella reale».

Qual è la vostra definizione di metaverso?

«La nostra interpretazione è la seguente: un insieme di mondi virtuali su larga scala, continui, in 3D, in tempo reale, e di ambienti dove le persone lavorano, imparano, giocano, si divertono e vivono esperienze di vita reale».

E che cosa argomentate a coloro che sono scettici sul metaverso?

«Ci sono esempi tangibili di come il metaverso abbia già un utilizzo nell’ambito industriale dove, ad esempio, una società come Bmw, grazie al digital twin, ha realizzato una fabbrica virtuale in cui è possibile riorganizzare e ripensare le linee di produzione. La digitalizzazione avanzata permette di fare simulazioni che portano a ottimizzare le soluzioni adottate, senza fermare la fabbrica come avveniva nel passato. Bmw ha dichiarato che, attraverso il digital twin, l’efficienza della loro pianificazione è aumentata del 30%, un dato importante perché, in termini di numeri, permette una riduzione dei costi».

Ma da un punto di vista tecnologico, qual è il livello delle piattaforme che vengono utilizzate nel metaverso?

«C’è ancora molto da fare e ciò apre un’importante opportunità di investimento. Il mondo virtuale deve essere cinematografico, in tempo reale e, parlando con un’azienda tecnologica americana tra i leader nello sviluppo dei processi grafici per il mercato videoludico e professionale, è emerso che occorrerebbe una potenza di calcolo forse 10 mila volte superiore a quella attuale per rendere ciò possibile su queste piattaforme. È un obiettivo che potrebbe essere raggiunto alla fine di questo decennio. Come investitori, pensiamo che si sia all’inizio di un trend che si svilupperà nel corso dei prossimi anni e, proprio per questa ragione, vogliamo essere presenti da subito».

Ma in termini di investimento, perché parlare di un fondo che punta sul metaverso, anziché sulla tecnologia?

«La definizione di metaverso è molto estensiva. Nella fase attuale, è vero, molte delle opportunità che si colgono sono nel settore tecnologico, ma non solo, visto che la parte game ha un peso rilevante. La nostra volontà è cogliere un tema di lungo periodo che è in atto e con molte altre attività, oltre alla tecnologia, che iniziano a popolarlo. Ormai diverse società utilizzano il metaverso per pubblicizzare i propri prodotti, reali o virtuali. Al momento, siamo nella prima fase del suo sviluppo, in cui vengono realizzate le infrastrutture che ne permetteranno la piena realizzazione e la parte hardware è la base per costruirne l’accesso. Si va dai pc, alla telefonia mobile, dalla realizzazione di network grazie alla broadband, ai centri dati che, per mezzo dell’intelligenza artificiale, possono fare molteplici simulazioni. Tutto ciò rende possibile la realizzazione di piattaforme dove le persone si incontrano e, da questa prospettiva, un ruolo da vero e proprio apripista lo stanno svolgendo i videogiochi, che stanno già rimpiazzando i social media per i ragazzi al di sotto dei 12 anni. Si tratta di una tendenza che, nel tempo, andrà a modificare alcuni comportamenti e abitudini delle persone».

Ma i videogiochi sono già molto sofisticati…

«Sì, ma la realizzazione di un mondo virtuale immersivo cui possono avere accesso centinaia di migliaia o addirittura milioni di persone non è ancora possibile semplicemente perché la tecnologia attuale ancora non lo consente. È per questa ragione che si parla di un giro d’affari attorno al metaverso che si stima raggiunga 300 miliardi di dollari nel 2025, con un tasso di crescita annuo del 43%, per poi sorpassare un trilione di dollari entro il 2030 (rif.: Emergen Reserach . https://emergenresearch.com/industry-report/metaverse-market)».

L’esempio offerto dell’utilizzo del metaverso nell’industria è molto concreto, ma quando si comincia a parlare, ad esempio, di immobili venduti virtualmente, non trova che possano sorgere alcuni dubbi?

«Io affronterei questo aspetto da un altro punto di vista. Nel metaverso si presentano diverse opportunità per usare alcuni spazi a fini pubblicitari. Supponiamo che in questo mondo, che riproduce il mondo reale, ci sia un immobile che chiamiamo “X Land”, che diventa molto popolare perché si trova su una delle strade principali di un luogo o una città virtuale. Gli spazi a disposizione di “X Land” possono essere utilizzati dalle singole aziende per pubblicizzare i propri prodotti o il proprio marchio, con una modalità non dissimile da quella con cui viene venduta la pubblicità sul sito di un qualsiasi motore di ricerca. Ecco che avere un immobile nel metaverso assume un valore economico. Ci si potrebbe trovare di fronte a un problema di valore di scarsità per questi immobili tale da trascinarne i prezzi al rialzo? Difficile per il momento dirlo, anche se penso che la “scarcity value” di un bene sul metaverso valga soprattutto quando è riferita a prodotti di consumo, soprattutto nell’ambito del lusso, con dinamiche che sono molto simili a quelle nella vita reale».

Perché dovrebbe essere attribuito uno “scarcity value” a un oggetto virtuale?

«Proprio per lo stesso motivo per cui si è disposti a pagare una cifra elevata per un oggetto di lusso che rappresenta uno status symbol e che, in quanto tale, si vuole mostrare agli altri. La differenza è che invece di farlo in un luogo reale, lo si fa in uno virtuale, dove si possono realizzare oggetti che sono unici grazie all’utilizzo degli Nft. Nike ha realizzato 185 milioni di dollari nella vendita di scarpe virtuali e nel dicembre del 2021 ha proceduto ad acquisire Rtfkt Studios, un designer di abbigliamento e scarpe sportive. Nel giugno 2021, una borsa virtuale di Gucci è stata venduta sul videogioco  Roblox per 4.115 dollari rispetto ai 3.400 della versione fisica. Capisco che ciò sia difficile da comprendere, soprattutto per le generazioni che sono più lontane da queste modalità di interazione, ma nei fatti tutto ciò sta avvenendo nelle fasce della popolazione più giovane e quella identificata con la lettera Z, figlia della rivoluzione del web, avrà un ruolo chiave in questa trasformazione». 

Come identificate un titolo del metaverso?

«Ogni società che ha più del 10% del fatturato esposto alla catena di valore del metaverso, più del 10% di crescita attesa che deriva dalla stessa catena, in cui viene investito più del 10% del capex. Infine, puntiamo su quelle aziende che sono fornitrici di soluzioni critiche nella catena di valore del metaverso».

leggi il numero 148 


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Pinuccia Parini

Dopo una lunga carriera in ambito finanziario sul lato, sia del sell side, sia del buy side, sono approdata a Fondi&Sicav