Solo una parte dei titoli tech soffrirà a causa del rialzo dei tassi Usa. Intervista a Francesco Sedati, Responsabile Equity Research di Eurizon

 

L’impennata dei tassi statunitensi ha condizionato negativamente l’andamento dell’indice Nasdaq nel 2022. Credete che il calo delle quotazioni abbia scontato a pieno le aspettative sulle intenzioni della Fed?

La performance negativa del Nasdaq nel corso del 2022 può essere quasi esclusivamente attribuita alla contrazione dei multipli valutativi a seguito del cambio di politica monetaria.

Francesco Sedati

Il Price Earning, ad esempio, ha corretto di circa il 25% dai massimi, riportando l’indice a livelli in linea con le valutazioni storiche.

La performance dell’indice nel 2022 si può in realtà dividere in due fasi: nella prima, che va da gennaio a settembre, il multiplo ha corretto significativamente a seguito del cambio nella politica monetaria; nella seconda fase, partita ad ottobre, che ha visto i primi segnali di moderazione nella crescita dell’inflazione, il Nasdaq si è mosso più in linea con il mercato.

A queste valutazioni l’indice riflette, a nostro avviso, quanto indicato dal mercato obbligazionario: che la FED potrebbe essere vicina ad una pausa nei rialzi tassi e potrebbe invertire politica monetaria ad inizio 2024. Il rischio e l’opportunità per il Nasdaq è che il quadro macroeconomico porti ad una politica monetaria differente da quanto atteso. Il premio valutativo del Nasdaq sull’indice S&P500 rimane a circa una standard deviation, che, seppure più contenuto nel passato recente, potrebbe vedere un’ulteriore contrazione qualora l’inflazione si dimostrasse persistente. Allo stesso modo, una discesa dell’inflazione più rapida delle attese ed un pivot della FED nel corso del 2023 aiuterebbe la performance dell’indice.

L’attuale livello di tassi Usa potrebbe mettere in discussione le prospettive di crescita delle società tecnologiche più indebitate? Oltre alla dinamica dei tassi, quali altre variabili potrebbero condizionare l’andamento dell’indice nel 2023?

Il livello di indebitamento è una delle variabili chiave da tenere sotto controllo in uno scenario di tassi elevati però non pensiamo sia una problematica rilevante per l’indice Nasdaq nel suo complesso. Ad esempio, utilizzando la metrica Net Debt/EBITDA come misura del livello di indebitamento, solo il 10% della capitalizzazione del Nasdaq ha livelli superiori alle 2 unità.

Va comunque puntualizzato che nell’indice sono presenti un numero elevato di società, che pesano poco in termini di capitalizzazione e che a fronte di elevati livelli di crescita dei ricavi non realizzano ancora utili. Queste società sono state molto penalizzate dal mercato nel corso del 2022 e potrebbero continuare a soffrire nel 2023 a causa dell’elevato costo del debito.

Un elemento importante per la performance del Nasdaq nel 2023 sarà la tenuta degli utili. Il management delle maggiori società tecnologiche sta cercando di ricalibrare le aspettative di mercato sulla crescita dopo la forte accelerazione degli investimenti in digitalizzazione nel periodo della pandemia. Inoltre, per salvaguardare i margini a fronte di crescite più modeste, molte società stanno riducendo drasticamente il proprio organico.

Dalle trimestrali di questi giorni si attendono segnali per capire se il Nasdaq si trovi davanti a un periodo di normalizzazione dopo gli eccessi degli anni precedenti o se al contrario il rallentamento è più strutturale perché la spesa in investimenti tecnologici da parte delle aziende ha raggiunto un picco.


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Rocki Gialanella

Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.