Intervista a Pierre Verlé, Head of Credit, Carmignac

 

in questa fase carmignac predilige azioni growth a titoli value

L’impennata dell’inflazione e la conseguente reazione in materia di tassi d’interesse da parte delle banche centrali hanno penalizzato i corporate bond nel 2022. Cosa vi aspettate per l’anno in corso?

 

Pierre Verle

Quando l’anno scorso l’inflazione è tornata a ricordare ai banchieri centrali il loro mandato principale, il mondo ha riscoperto che il capitale ha (e dovrebbe sempre avere) un costo.

Il forte aumento dei tassi risk free è stato accompagnato da un aumento dei premi al rischio e i mercati del reddito fisso sono scesi come mai prima d’ora, rendendo i rendimenti, o i ritorni per i prossimi anni, particolarmente interessanti.

Non credo, e certamente non spero, che torneremo allo scenario precedente al 2022, caratterizzato da un capitale quasi gratuito. Siamo in un nuovo regime che penso durerà molti anni, in cui gli investitori obbligazionari possono godere di rendimenti elevati senza correre rischi eccessivi e senza scommettere sulla direzione del mercato.

È interessante notare come i prezzi di altre asset class, come il private equity o l’azionario, il real estate o il credito privato non siano scesi in modo altrettanto marcato, nonostante abbiano in teoria una duration molto maggiore (cioè una sensibilità del prezzo all’aumento dei tassi).

Tuttavia, gli investitori dovrebbero considerare che il prezzo della maggior parte di questi asset era precedentemente salito in modo significativo grazie alla liquidità a buon mercato, e che l’aumento dei tassi ha un impatto negativo. Ritengo che il credito offra un alto valore assoluto, perfino maggiore rispetto ad altre asset class.

Quali tipologie di corporate bond state privilegiando in questa fase di mercato in termini di affidabilità creditizia, duration, settori, aziende?

È innegabile che i mercati del credito offrano valore, ma ancora di più lo offrono le opportunità idiosincratiche, in tutti i settori, le duration e lungo tutto lo spettro qualitativo. L’incessante ricerca di rendimento che ha preceduto il 2022 ha portato molti fondi a investire in situazioni che non comprendevano. Alcuni emittenti falliscono – è naturale – altri prosperano anche se sono più complessi da analizzare.

I tassi di default torneranno a livelli normalizzati, dopo essere stati mantenuti a livelli bassi da politiche monetarie e governative straordinarie, mentre dovremmo sempre tenere a mente che i mercati del credito hanno bisogno di default per rimanere disciplinati e allocare il capitale in modo efficiente.

Per dieci anni, tra il “whatever it takes” di Draghi e lo scorso anno, non ci sono state buone imprese con cattivi bilanci; ma ne vedremo molte nei prossimi anni. Questo porterà interessanti opportunità di ristrutturazione e manterrà i premi per il rischio e la complessità a livelli attrattivi.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.