È certamente una parte importante della storia dell’Anasf. Germana Martano, giornalista finanziaria, laureata in economia aziendale presso l’Università Bocconi di Milano e diplomata al master in economics (Mec) presso la stessa università, lascia dopo 18 anni di impegno l’incarico di direttore generale dell’associazione dei consulenti, che l’ha vista testimone e protagonista di una serie di cambiamenti molto importanti.

Se nel mondo finanziario circa 20 anni fa il ruolo dei consulenti (allora promotori) era sicuramente secondario, oggi la loro presenza è sicuramente di primo piano. A essere cambiato è stato soprattutto il livello culturale dei singoli professionisti e non solamente per il fatto che è stato costituito un albo professionale che prevede competenze di notevole livello.

E dall’inizio degli anni 2000 sono mutate profondamente la finanza e la maniera di gestirla e di proporla agli investitori. Le scelte di portafoglio sono diventate sicuramente molto più complicate e un professionista deve sapersi muovere tra migliaia e migliaia di proposte. Ultimamente la variabile Esg ha ulteriormente reso complesso il lavoro di chi deve assistere una clientela sempre più interessata alla sostenibilità.

In questo periodo Anasf si è mossa certamente con grande autorevolezza, non si è limitata al semplice ruolo di associazione professionale, ma ha dato vita a iniziative rilevanti, dalla fondazione di Efpa in Italia, alla creazione del più grande appuntamento dei consulenti, ConsulenTia, che rappresentano sicuramente un forte cambiamento di livello per l’intera consulenza finanziaria italiana. 

Fondi&Sicav ha chiesto a Germana Martano, che di tutte le trasformazioni di questi anni è stata protagonista assoluta, di raccontare i suoi 18 anni vissuti “alla grande”. Anche se il rapporto con l’associazione dei consulenti non finirà qui, visto che l’ormai ex direttore generale ha accettato nella sua nuova vita professionale di strategic free lance un incarico di consulenza per la comunicazione e di collaborazione con la società di servizi AS&F per ConsulenTia e i nuovi progetti.

In termini strettamente numerici, che cosa ha trovato 18 anni fa quando ha iniziato il suo lavoro di direttore generale e che cosa lascia adesso? Come è cambiata l’Anasf?

«Anasf già vantava oltre 25 anni di vita e io ne avevo 33, di cui una decina trascorsi nel settore del risparmio gestito sin da quando, a Milano Finanza, mi occupavo dalla fine degli anni ’90 del nascente mondo dei fondi comuni di investimento, come anche nella mia pregressa esperienza in Morningstar, di cui curai lo start up in Italia, non senza difficoltà e ritrosie alla ventata di trasparenza che la nuova piattaforma di rating americana portava sul mercato italiano. Se ben ricordo, i soci Anasf nel 2005 erano poco meno di 10 mila e rappresentavano il 17% del totale dei promotori finanziari; la struttura di sede poteva contare su meno di 10 collaboratori, mentre gli organi sociali erano simili nell’assetto e nel funzionamento a quelli attuali, con un presidente, un Comitato esecutivo e un Consiglio nazionale, con cui si lavorava quotidianamente. Diversi servizi ai soci (penso in primis ai seminari di formazione) erano già avviati, e anche la riconoscibilità dell’associazione verso l’esterno era a un buon livello. Serviva, però, una svolta che, complice la mia impronta organizzativa, consentisse alla macchina di potenziarsi e contemporaneamente lavorare a pieno ritmo. In qualche anno, moltiplicammo le iniziative, dando loro struttura e affermando il brand Anasf in ogni ambito del nostro settore».

Lei ha potuto vedere da un osservatorio privilegiato l’evoluzione di un’intera categoria: come sono cambiati in questi 18 anni quelli che allora erano promotori finanziari e che adesso sono consulenti finanziari?

«In nuce, il “mestiere” che mi raccontavano dirigenti e soci è lo stesso dei nostri giorni, perché i promotori finanziari, e Anasf con loro, sono sempre stati un passo avanti al mercato, vivendo la professione da consulenti finanziari quando ancora la legge non li denominava così. Attenzione all’ascolto, cura degli interessi dei risparmiatori, mentalità flessibile, il tutto condito con la pianificazione finanziaria, erano e sono caratteristiche principe. Sicuramente oggi è cambiato il contesto, in primis la tecnologia, grazie alla quale questa professione si è potuta evolvere al tasso che meritava, passando dall’8% della percentuale di copertura da parte dei promotori finanziari della ricchezza degli italiani nel 2007, al 21% di quella dei consulenti finanziari nel 2021 (dati Assoreti), il tutto in un mercato decisamente più complesso. In verità è l’intero settore del risparmio gestito ad avere registrato un notevole mutamento in questi 20 anni trascorsi, a partire dall’offerta di prodotti e servizi finanziari, anche sulla base di nuove regolamentazioni europee e italiane, fino alla catena del valore che si è sempre più specializzata, producendo nuovi processi e capability dei vari attori».

leggi il numero 154 


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