È una delle società più piccole nel settore della distribuzione di prodotti finanziari, ma certamente non le mancano le ambizioni. Copernico Sim, che dal 2019 è quotata a Piazza Affari sul listino Aim, si pone infatti come una società profondamente diversa dal resto del mercato. Non ha prodotti propri e mette in primo piano la totale libertà dei propri consulenti. Anche sulla scelta degli strumenti finanziari e sulla diversificazione ha una posizione molto netta: ogni singolo asset non supera l’1% del portafoglio. Su questa base, secondo la società, anche periodi difficili come quello attuale possono essere ammortizzati o, quanto meno, si riesce a ridurre le perdite. Della filosofia e dei programmi di Copernico Sim parla il consigliere delegato Gianluca Scelzo.
Come è andato per voi il terribile 2022?
«Io dividerei l’anno, che è stato molto complicato per la guerra, i tassi e diversi altri problemi, in due parti. Nel primo semestre è andata bene, nel secondo un po’ meno, soprattutto per le masse gestite: qualunque strategia di investimento si adottasse, si perdeva. In ogni caso, dello scorso anno siamo abbastanza contenti, anche se su questo piano siamo stati un po’ sfortunati nella tempistica: ci siamo quotati nel 2019 e nel 2020 avevamo una serie di progetti da portare a termine, ma c’è stato il Covid. Finita la pandemia, sono arrivati la guerra e il rialzo dei tassi. Nel periodo del Coronavirus, abbiamo dovuto fare alcuni investimenti importantissimi nella digitalizzazione e ciò ci ha fatto rallentare su altre idee che volevamo portare avanti, però la tecnologia ci ha cambiato il modo di lavorare: noi oggi facciamo le operazioni con i clienti via mail e firmando digitalmente. Siamo a un altro livello rispetto al passato: è diventato tutto molto più rapido. Ed è mutato un po’ anche il rapporto con la clientela, che nella stragrande maggioranza si sta abituando alle call, alle comunicazioni rapide via mail, a cambiare totalmente il modus operandi. Comunque, l’anno è stato difficile per i mercati, ma buono per la raccolta. Ci ha aiutati il fatto che all’inizio dello scorso anno siamo stati abbastanza prudenti e la minusvalenza complessiva è stata relativamente bassa nei nostri portafogli: ovviamente ciò dà una mano, perché, se si riesce a non perdere quando il mercato va male o a perdere meno degli altri, nel momento della ripresa ci si trova in una posizione di vantaggio: così quest’anno, dopo tanta prudenza, ci possiamo permettere di tornare a essere un po’ più aggressivi, anche perché sul mercato ci sono prezzi molto interessanti».
Come avete fatto a fare funzionare una strategia prudente? Il 2022 è stato caratterizzato da una totale correlazione tra obbligazionario e azionario.
«Intanto noi siamo clamorosamente diversificati. Lavoriamo con una quarantina di società e nessuna di esse supera il 12% nei portafogli e, considerando i singoli prodotti, non abbiamo nessun fondo che supera l’1% delle masse. E questa strategia indubbiamente aiuta. Poi avevamo una fetta consistente di portafoglio in gestioni separate, che hanno retto molto bene lo scorso anno: hanno dato magari un rendimento piccolo, ma lo hanno dato. Inoltre, nell’obbligazionario il nostro ufficio studi aveva consigliato il breve termine, che ha risentito meno della situazione negativa rispetto ai bond più lunghi. Quanto all’azionario, eravamo molto diversificati: certo, abbiamo avuto fondi che sono andati male, ma anche altri che hanno retto abbastanza bene l’urto. Del resto, il 2022 non era un anno in cui si poteva pensare di guadagnare: l’importante era non perdere troppo. E, poi, nel corso dell’anno la raccolta è stata positiva, fatto che permette di mediare le posizioni in discesa e, quando tutto risale, si recupera molto prima. Infine, noi siamo investiti quasi esclusivamente in fondi. Ciò significa che c’è una diversificazione importante nei sottostanti e anche ciò ha aiutato».
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Redazione
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