Intervista a Marino Silvi, wealth advisor di Banca Mediolanum

Qual è stato il motivo che l’ha spinta a lasciare uno dei più classici lavori sicuri per entrare in un’attività di tipo imprenditoriale e, di conseguenza, non sicura?

«La mia storia di bancario la potrei definire, senza falsa modestia, di successo. Senza entrare nello specifico delle banche per cui ho operato, a 28 anni sono diventato procuratore e direttore di filiale, a 38 ero dirigente di un piccolo istituto di credito e a 42 anni ho assunto il ruolo di vicedirettore generale della stessa banca. Ho continuato ad operare per lo stesso istituto per 20 anni, fino a quando ho deciso di entrare in Banca Mediolanum. I motivi che mi hanno indotto a fare questa scelta sono stati molteplici. La spinta fondamentale può essere ricondotta all’evoluzione interna del modello bancario, soprattutto se parliamo delle banche più piccole. In tutta la mia carriera ho sempre voluto stringere rapporti con il cliente. Anche da vicedirettore generale non disdegnavo mai il contatto con le persone, anzi lo mantenevo vivo e costante. Con gli anni, però, mi sono ritrovato sempre di più all’interno del consiglio di amministrazione a parlare di procedure burocratiche, di risposte da fornire agli organi di controllo e sempre più lontano dal cliente. Questa condizione mi stava creando una forte sofferenza. A questo stato di malessere, si aggiunge il fatto che, nella mia posizione dirigenziale, venivo costantemente cercato dalle banche reti. Ho cominciato quindi a fare alcuni ragionamenti su che cosa significasse l’ingresso in questa tipologia di banca». 

È stato difficile il passaggio a uno stile di lavoro completamente diverso? 

«Il passaggio è stato difficile sia nella fase decisionale, sia nei primi mesi dell’inserimento. Occupando una posizione apicale, mi ero ricavato una zona di comfort che ho dovuto rimettere radicalmente in discussione. Volendo semplificare al massimo l’attività, ero passato da una condizione “del cliente che bussa alla porta” a essere io ad andare a offrire la mia consulenza. Questo cambio di prospettiva fa la grande differenza nella modalità di approccio al lavoro. La svolta c’è stata quando ho deciso di cambiare mentalità e, con umiltà, ho iniziato ad accogliere i consigli che mi venivano dati». 

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Redazione

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