Rodolfo Fracassi, co-founder e managing director di MainStreet Partners, pur non nascondendo le difficoltà di adottare i criteri Esg nel risparmio gestito, vede forti cambiamenti positivi nel settore13
A che punto siamo in tema di sostenibilità all’interno dell’industria del risparmio gestito?
«Per rispondere alla domanda vorrei partire da un dato interessante: nel 2023 sono già stati oltre 300 i fondi che hanno scelto di riclassificarsi da articolo 9 ad articolo 8. Ciò a fronte di circa una ventina per tutto il 2022. Il fenomeno è indicativo di un’industria del risparmio gestito che forse ha peccato di un eccesso di ambizioni. Lo sforzo nella direzione di investimenti Esg sempre più trasparenti è però reale e non accenna a rallentare. Ciò avviene anche per l’introduzione dell’obbligo di riportare da questo giugno i 15 cosiddetti “Principal adverse impact”, ossia gli indicatori principali degli effetti delle proprie decisioni di investimento in ambiti quali il consumo di acqua, la quantità di emissioni di CO2, lo scarto di genere negli stipendi e altri. Potenzialmente il numero di queste metriche può arrivare a 100 ed entro la fine dell’anno le Sgr dovranno riportare le cifre aggregate per il proprio gruppo e non solo per ogni singola posizione e fondo».
A due anni circa dall’entrata in vigore della Sfdr, quali sono le sue considerazioni?
«La misurazione dell’impatto sociale, ambientale e di governance si sta evolvendo in una direzione sempre più quantitativa. L’impegno cui vanno incontro le società di gestione non è indifferente, perché tuttora in alcuni ambiti (pensiamo ai dati sulla parità di genere) è una frazione piuttosto ridotta delle aziende a rendere disponibili i propri dati. Per questa ragione, fra gli oltre 300 gruppi che si occupano di money management da noi valutati, tutti hanno già operato investimenti significativi in questo campo».
Come si interseca la demografia con la sostenibilità?
«Si tratta di un tema importantissimo, sia a livello ambientale, sia sociale, che già viene declinato in diversi prodotti di investimento, soprattutto in ambito equity. In particolare, il passaggio generazionale si sta distinguendo come uno dei fenomeni demografici più impattanti. I millennial e la generazione Z danno ormai per scontato che un investimento debba avere un profilo Esg rigoroso e questi due gruppi demografici sono destinati a pesare sempre di più a livello di quota di ricchezza detenuta».
Boris Secciani
Nato a Bologna nel 1974, a Milano ho completato gli studi in economia politica, con una specializzazione in metodi quantitativi. Ho cominciato la mia carriera come broker di materie prime negli Usa, per poi proseguire come trader sul forex. Tornato in Italia ho partecipato come analista e giornalista a diversi progetti. Sono in FONDI&SICAV dalla sua fondazione, dove opero come Responsabile dell'Ufficio Studi. I miei interessi si incentrano soprattutto sul mondo dei tassi di interesse e del reddito fisso, sulla gestione del rischio di portafoglio e sull'asset allocation.

