Flavio Carpenzano, investment director di Capital Group, sostiene che le opportunità offerte dall’obbligazionario forniscono una fonte di diversificazione e hedging dai rischi di un azionario che potrebbe trovarsi in un quadro recessivo

“Bond is back”: che cosa significa in termini di investimenti obbligazionari?

«Il 2022 è stato il peggiore anno da diversi decenni per il reddito fisso. A contribuire alle perdite è stato un punto di partenza molto basso degli yield to maturity, cui si è accompagnato lo scoppio dell’inflazione. Un fenomeno che le banche centrali, in particolar modo la Bce, hanno fatto fatica a riconoscere inizialmente, salvo poi trovarsi ad alzare i tassi molto intensamente. Oggi siamo invece in un quadro opposto: i rendimenti a scadenza offrono un buon cuscinetto. L’inflazione sta infatti calando, anche se il dato core mostra una certa resilienza: lo scenario più probabile è che le maggiori banche centrali finiranno presto di innalzare, per poi mantenere costante, il costo del denaro. Ciò permette agli investitori di ottenere buoni rendimenti dai bond, mantenendoli fino alla scadenza. Vi è poi la possibilità di dovere affrontare una recessione, che porterebbe a un taglio dei tassi e quindi a ingenti capital gain sul fixed income. Infine, non va scordato che le cedole fornite da quest’ultimo forniscono una fonte di diversificazione e hedging dai rischi di un azionario, che potrebbe trovarsi in un quadro recessivo».

Quali sono le opportunità e i rischi legati al mercato del credito?

«A nostro avviso gli spread lungo lo spettro dei corporate sono ancora piuttosto stretti e non riflettono appieno le possibilità di una contrazione economica. Dunque, ci sono opportunità nel credito, soprattutto però fra le emissioni più difensive. In particolare, troviamo titoli interessanti nell’healthcare e in generale fra quelle aziende che stanno riducendo la leva. In ambito bancario ci limitiamo al debito senior degli istituti di maggiore dimensione e importanza sistemica».

 Come siete posizionati, strategicamente, sulla duration?

«L’anno scorso eravamo estremamente cauti a livello di duration, mentre attualmente invece abbiamo aumentato l’esposizione a questo fattore. Nelle condizioni attuali, infatti, tale strategia offre un valido strumento di copertura dai rischi azionari derivanti dal possibile avvio della recessione. In particolare, nei nostri portafogli diversificati, il valore medio della duration è intorno a 4,5. Con le curve, specialmente quella statunitense, così invertite non è necessario allungare molto le scadenze: ottime occasioni si trovano nella cosiddetta “pancia” della curva».


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Boris Secciani

Nato a Bologna nel 1974, a Milano ho completato gli studi in economia politica, con una specializzazione in metodi quantitativi. Ho cominciato la mia carriera come broker di materie prime negli Usa, per poi proseguire come trader sul forex. Tornato in Italia ho partecipato come analista e giornalista a diversi progetti. Sono in FONDI&SICAV dalla sua fondazione, dove opero come Responsabile dell'Ufficio Studi. I miei interessi si incentrano soprattutto sul mondo dei tassi di interesse e del reddito fisso, sulla gestione del rischio di portafoglio e sull'asset allocation.