Intervista a Giampaolo Giannelli, VP, Global Client Group, Italy di Nuveen

Qual è lo stato degli investimenti in asset privati in Italia?

«Si tratta di un processo in divenire, in cui l’Italia, pur mostrando progressi, sicuramente è ancora indietro rispetto al Nord Europa e ai paesi anglosassoni. Attualmente strumenti nel nostro Paese costituiscono lo 0,6% del totale degli investimenti dei risparmiatori. Sicuramente i consulenti devono impegnarsi ancora molto per fare comprendere ai propri clienti i vantaggi dei mercati privati, in termini di diversificazione e di possibilità di generare un extra-rendimento. Dall’altra parte, sicuramente bisogna essere in grado di gestire l’illiquidità di un simile investimento e i suoi requisiti a causa dell’orizzonte temporale richiesto. Per esempio, un fondo che investe nella costruzione di infrastrutture legate all’energia rinnovabile, difficilmente potrà produrre cash flow positivi prima di un certo numero di anni».

Per quanto riguarda il tema della sostenibilità, su quali settori e opportunità punta a Nuveen nell’equity?

«Ci sono diversi ambiti nei quali si concentrano i nostri fondi di private equity. Un segmento su cui puntiamo molto è il cosiddetto capitale naturale: alcuni nostri prodotti sono focalizzati sugli investimenti in terreni agricoli (Farmland) e forestali (Timberland).  Gli investimenti privati in categorie relativamente illiquide di beni reali, come Timberland e Farmland, mostrano correlazioni basse o negative con l’azionario e l’obbligazionario. L’allocazione degli investimenti su Natural Capital aumenta la diversificazione, riduce la volatilità e migliora i rendimenti. Storicamente, i rendimenti dei terreni agricoli e forestali sono stati di gran lunga superiori al tasso di inflazione.

La correlazione positiva tra inflazione e performance è favorita dal fatto che molte materie prime, come i prodotti alimentari e i materiali per l’edilizia, sono tra i componenti nelle misurazioni dell’inflazione, come l’Indice dei prezzi al consumo (IPC).

L’effetto combinato dei benefici insiti in questa classe di attivo che rende gli investimenti in Natural Capital una fonte affidabile di valore.  Questo, unito ad una popolazione mondiale in crescita e un’offerta limitata di suolo, significa che la classe di attività può proteggere il capitale degli investitori in periodi di turbolenza economica.

Va detto, peraltro, che questo tipo di asset class non costituisce un investimento di frontiera: investimenti in questo ambito e con questa filosofia esistono da decenni, soprattutto negli Usa».

A livello di debito, quali opportunità vedete?

«Molto private debt, per sua natura, è legato al tema della sostenibilità: basti pensare, ad esempio, ai finanziamenti di progetti legati alle energie rinnovabili o più in generale alla decarbonizzazione. Pensiamo, però, che in generale il debito privato avrà sempre più spazio in questo ambito, dato il processo in atto di disintermediazione del sistema bancario; fenomeno che ormai coinvolge aziende di ogni dimensione che possono ricorrere in questo modo a fonti alternative di finanziamento».


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Boris Secciani

Nato a Bologna nel 1974, a Milano ho completato gli studi in economia politica, con una specializzazione in metodi quantitativi. Ho cominciato la mia carriera come broker di materie prime negli Usa, per poi proseguire come trader sul forex. Tornato in Italia ho partecipato come analista e giornalista a diversi progetti. Sono in FONDI&SICAV dalla sua fondazione, dove opero come Responsabile dell'Ufficio Studi. I miei interessi si incentrano soprattutto sul mondo dei tassi di interesse e del reddito fisso, sulla gestione del rischio di portafoglio e sull'asset allocation.