Certamente il pessimismo non fa parte del Dna di Banca Mediolanum. Anche in un momento difficile per l’economia, come quello attuale, la società della famiglia Doris ha la capacità di portare agli investitori numeri e dati statistici di lungo periodo in grado di rianimare anche le persone più scoraggiate e più impaurite in una situazione caratterizzata dall’inflazione, dalla guerra, da mercati estremamente volatili. Stefano Volpato, direttore commerciale di Banca Mediolanum, risponde punto per punto e con estrema razionalità a coloro che vedono, nella fase che stiamo vivendo, solo un coacervo di problemi e di difficoltà paralizzanti. Il messaggio chiave è che le crisi sono state frequenti, e talora anche molto pesanti, ma sono state sempre superate. E l’Italia non è messa peggio rispetto agli altri paesi europei, tutt’altro.

Il trend di crescita, viene fatto notare, è molto positivo anche per la stessa Banca Mediolanum. Nel primo trimestre del 2023, è stato registrato un utile netto di 178 milioni, in aumento del 59%, mentre il patrimonio amministrato è arrivato a 108,7 miliardi, superando il record del 2021. Sempre nei primi tre mesi dell’anno, a livello di gruppo sono stati acquisiti 56 mila nuovi clienti, superando così la quota di 1,7 milioni di clienti in totale. 

Ma, soprattutto, Volpato tiene molto a sottolineare l’importanza, per qualsiasi investitore, di una strategia a lungo termine, che va elaborata con pazienza e attenzione e che deve essere un costante punto di riferimento nel momento in cui viene compiuta qualsiasi scelta di portafoglio.

Come è andato per voi il 2022, che è stato un anno terribile per gli investitori, e come si è mosso il primo trimestre del 2023 in termini di raccolta, masse e reclutamenti?

«Il 2022 è stato un anno oggettivamente complicato, con forti ripercussioni su più fronti, anche per l’eredità lasciata dalla pandemia. Non era scontato fare bene, ma noi siamo riusciti ad archiviare il nostro secondo anno record di sempre. In Italia, inoltre, la comunità dei family banker è cresciuta con l’arrivo di 79 nuovi professionisti ed è stata raggiunta quota 4.483. Sul fronte dei dati commerciali, nei primi quattro mesi dell’anno la raccolta netta totale si è attestata a 3,83 miliardi, di cui 1,67 in gestito, un dato di tutto rispetto, vista la volatilità sui mercati. Ma questi numeri restano solo numeri, se non comprendiamo che alla base ci sono i sacrifici dei nostri clienti, che ci affidano la loro vita. Il nostro compito è capire che cosa c’è dietro il risparmio, se no rimane solo una rinuncia al consumo. La vita è scandita da bisogni, progetti e fragilità. I bisogni sono questi appuntamenti con cui le persone dovranno confrontarsi, scadenze che si stanno sempre più dilatando sull’asse temporale per l’impatto della demografia. Oggi il numero medio di figli per donna è 1,25, contro un tasso di sostituzione che è 2,1. Inoltre, il 35% circa delle famiglie italiane si sta prendendo cura di un familiare non autosufficiente. Se consideriamo che in futuro ci saranno sempre meno figli che si occuperanno dei genitori, comprendiamo l’impatto economico che tutto ciò avrà sulle nostre vite. Un altro aspetto sociale da considerare è quello legato al ritiro dal mondo del lavoro, momento in cui lo stipendio si ridurrà a pensione. Oggi, rispetto a ieri, la continuità lavorativa non è più così certa: assistiamo a una maggiore discontinuità, un fenomeno con cui molte persone si stanno già confrontando. Infine, con l’allungamento medio della vita, immaginiamo di invecchiare bene e in salute, ma per farlo necessiteremo di cure e di assistenza sanitaria. Vorrei citare un dato pre-Covid. Nel 2019, un italiano su due, a prescindere dal proprio reddito, si è rassegnato a pagare di tasca propria una prestazione sanitaria, senza neppure provare a prenotarla attraverso il sistema sanitario nazionale. Sono dati Istat». 

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Redazione

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