Indubbiamente, l’immagine complessiva offerta dal gruppo Banca Generali è abbondantemente positiva.

Al termine del primo semestre, la raccolta netta era di 3.269 milioni di euro, con una crescita del 7,3% rispetto allo stesso periodo del 2022, anche se buona parte dell’incremento è da attribuire al risparmio amministrato. Bene anche l’Aum, che è passato da 83,1 miliardi a 88,2, con l’utile netto cresciuto addirittura del 33,3% a 175,1 milioni.

Ma alla base di questi risultati, c’è la rete dei consulenti finanziari che, sempre al 30 giugno 2023, erano 2.238 con una crescita di 34 unità rispetto alla fine del 2022. E in questo contesto il dato più rilevante è costituito dagli asset under management pro capite, che sono arrivati a 39 milioni di euro, dopo un 2022 terrificante che aveva portato il patrimonio gestito da ogni professionista a 37,3 milioni, rispetto ai 39,2 della fine del 2021. In pratica, nei primi sei mesi di quest’anno il portafoglio medio dei consulenti ha recuperato l’annus horribilis precedente.

A guidare la rete è Marco Bernardi, vicedirettore generale del gruppo e in Banca Generali dal 2003. Fondi&Sicav lo ha incontrato per capire le opportunità che oggi la rete di distribuzione di prodotti finanziari offre e per fare il punto sull’andamento della società.

Voi attualmente siete circa a metà strada del piano triennale 2022-2024. Come sta andando? Ma, soprattutto, con il fortissimo cambiamento di scenario che è avvenuto in questo periodo, è stato necessario apportare alcuni cambiamenti in corsa? 

«Nonostante le incognite economiche e geopolitiche e le pressioni dalle borse nel 2022, siamo in linea rispetto agli ambiziosi obiettivi del nostro piano triennale. È un piano che mette al centro le nostre persone, cuore della nostra azienda ed elemento differenziante nel mercato. La storia di straordinario successo della nostra banca è stata scritta da tutte le nostre persone, le stesse che con entusiasmo, passione e motivazione, parteciperanno a nuove sfide orientate a una crescita sostenibile con lo scopo di fornire le migliori soluzioni in base allo scenario di contesto».

Come stanno reagendo i risparmiatori di fronte ai problemi dei mercati che ancora persistono? Quali risposte state dando? State consigliando di rientrare su asset con un minimo di rischio?

«Negli ultimi tre anni è successo di tutto e dopo il Covid abbiamo avuto a che fare con una politica monetaria molto espansiva. La guerra ha accelerato uno choc inflazionistico enorme al quale, per reazione, si è risposto con la più grande stretta monetaria sincronizzata della storia. Il primo trimestre del 2023 è andato bene, anche se oggi la propensione a prendersi rischi è al minimo e i clienti tendono a richiedere cedole tramite titoli governativi o soluzioni obbligazionarie».

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Redazione

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