Il rischio shutdown c’è ma non dovrebbe compromettere a lungo grazie alla vicinanza delle presidenziali. Intervista a Marco Pirondini, head of equity, Amundi US

Dopo aver sovraperformato per 12 degli ultimi 13 anni, cosa vi aspettate dall’equity Usa per i prossimi anni?

Il mercato statunitense è uno dei più costosi al mondo in termini di P/E attesi (calcolati sugli utili attesi dagli analisti). Tuttavia, se osserviamo più da vicino la composizione del mercato, vediamo che i 5 titoli azionari più importanti guidano la performance e la valutazione e rappresentano oltre il 22% del peso dello S&P500. Come gestori attivi, non acquistiamo l’intero indice, ma cerchiamo piuttosto società di qualità a valutazioni ragionevoli.
Sul fronte macro, gli Stati Uniti continuano a essere un faro per la crescita rispetto ad altre grandi economie. Tuttavia, le sfide non mancano. Negli ultimi decenni entrambi i partiti politici si sono accordati su grandi pacchetti di spesa. Anche l’inflazione è riemersa dopo molti anni e, in presenza di politiche fiscali espansive, gli unici strumenti disponibili per combatterla sono quelli di politica monetaria. Il brusco aumento dei tassi di interesse ha avuto effetti profondi sul sistema bancario e sul settore immobiliare.
Tuttavia, siamo ottimisti per quanto riguarda gli Stati Uniti, poiché riteniamo che la soluzione al problema fiscale derivi dal disaccordo politico. Anche se c’è il rischio di un eventuale ‘Government shutdown’ (il blocco delle attività amministrative a cui il governo federale Usa ricorre quando il Congresso non riesce ad approvare la legge di bilancio), è comunque improbabile che duri a lungo. Poiché ci avviciniamo alle elezioni del 2024, la maggioranza dei politici non vorrà creare una situazione di disturbo e i tagli alla spesa e/o gli aumenti delle tasse saranno verosimilmente rimandati al 2025, quando molti dei tagli alle tasse avviati nel 2017 non saranno più validi (quella legge sui tax cuts aveva infatti una scadenza, si trattava di un taglio temporaneo).
Riteniamo che il nostro approccio sia giustificato: preferiamo le società che fanno ciò che il Congresso non può fare e che mantengono un bilancio prudente. Con il supporto della spesa pubblica dell’anno elettorale e delle riforme a lungo termine che seguiranno, rimaniamo positivi sulle prospettive degli Stati Uniti.
Alcuni studi ipotizzano che la graduale diffusione dei progressi tecnologici guidati dall’IA dovrebbe dare una spinta alla produttività degli Stati Uniti. L’intelligenza artificiale riporterà il dominio del mercato azionario Usa?
L’intelligenza artificiale (IA) dovrebbe rappresentare un’opportunità per migliorare la produttività sia negli Stati Uniti sia a livello mondiale. Inizialmente, gran parte della proprietà intellettuale associata all’intelligenza artificiale, sia hardware che software, è stata progettata e sviluppata negli Stati Uniti. Ciò non sorprende, data la forza e la profondità dell’ecosistema tecnologico statunitense.
Tuttavia, esistono aree in cui è possibile ottenere un vantaggio competitivo al di fuori degli Stati Uniti. In particolare per l’hardware, dato che le fonderie che producono i processori più avanzati e i chip di memoria più richiesti si trovano a Taiwan e in Corea. Inoltre, se consideriamo l’implementazione, possono esistere opportunità per le società di consulenza informatica non statunitensi.
L’IA può avere sviluppi differenti nelle varie regioni a causa del nazionalismo economico, delle diverse regole sull’archiviazione dei dati e della pressione normativa sui processi di controllo per motivi politici. Queste limitazioni tendenzialmente rappresentano un vantaggio relativo per l’economia statunitense, che è meno regolamentata. Tuttavia, non tutte le aziende non statunitensi saranno soggette a limitazioni e quelle più aperte alla concorrenza globale sicuramente si adatteranno.
Le aziende statunitensi stanno già aggiungendo funzionalità di intelligenza artificiale ai prodotti software esistenti a fronte di un costo aggiuntivo, il che favorisce le loro valutazioni. Queste funzionalità cercano di rendere obsolete le attività più banali, per consentire agli utenti di concentrarsi su attività a più alto valore aggiunto, aumentando in questo modo la produttività.
Se da un lato possiamo dedurre che in una fase iniziale gli Stati Uniti guideranno il mondo nello sviluppo e nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, dall’altro lato, se l’IA è davvero una tecnologia di trasformazione, sarà adottata con maggiore entusiasmo anche da altri paesi. In sintesi, la risposta alla domanda può essere ricca di sfumature: la produttività degli Stati Uniti ne trarrà vantaggio e ciò può mantenere nel breve termine una relativa forza dei mercati statunitensi. Più a lungo termine, se l’IA è davvero un ‘genio rimasto fuori dalla bottiglia’, tutte le economie cercheranno di implementarla per realizzare i loro obiettivi di produttività.
Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.

