È certamente uno dei fenomeni che hanno maggiormente stupito i consulenti finanziari di tutta Italia.
Dopo un 2022 che certamente non ha lasciato molto soddisfatti gli investitori, in un contesto di raccolta calante del gestito nel primo semestre di quest’anno, ad avere fatto un grosso salto in avanti nel portafoglio complessivo delle reti sono stati i classici titoli obbligazionari che hanno sempre fatto la parte del leone nei risparmi fai-da-te degli italiani, ne abbiamo parlato con Gianluca La Calce, responsabile marketing & sviluppo offerta di Fideuram -Intesa Sanpaolo Private Banking.
I dati di raccolta più recenti mostrano una fortissima crescita dei bond nei portafogli dei clienti. È successo anche a voi? Quali sono le cause del fenomeno?
«Siamo di fronte a un fenomeno molto netto di trasformazione di depositi in investimento diretto in obbligazioni e di contrazione dei nuovi investimenti in gestito. È un avvenimento ciclico cui non eravamo più abituati a causa di un lungo periodo caratterizzato da tassi bassi in valore assoluto. Il rialzo dell’inflazione e l’inversione delle politiche monetarie hanno portato a un consistente rialzo dei tassi del mercato obbligazionario, che ha creato un’opportunità interessante per tutti quegli investitori attratti dalla cedola e dal rendimento corrente positivo. In Italia, il fenomeno è stato ancora più evidente, perché il Tesoro è tornato a finanziarsi sul mercato retail e ha risvegliato l’interesse di una base di investitori molto ampia. Poca rilevanza ha avuto il fatto che, per effetto di nuovi incrementi dei tassi, il mercato ha prodotto rendimenti complessivi inferiori a quelli di altri investimenti, perché l’investitore ha guardato più il valore assoluto dei tassi».
Pensate che chi ha scelto di puntare in questo periodo sulle obbligazioni abbia fatto una scelta tattica o strategica? Ritenete che, a breve, potrà tornare ad aumentare la quota dedicata alle azioni o al risparmio gestito in generale?
«è altamente improbabile che si possa tornare a un contesto di tassi bassi come quello che abbiamo alle spalle; la prospettiva è, quindi, una normalizzazione dell’inflazione e tassi che avvieranno una fase di stabilizzazione, ma rimarranno comunque su valori assoluti positivi. La componente obbligazionaria, quindi, ha recuperato strutturalmente un ruolo che aveva temporaneamente perso. Oggi è possibile che l’investitore stia vivendo una reazione più forte proprio per la carenza di tasso che ha sofferto, ma è comunque probabile che l’interesse non venga meno completamente. D’altro lato, il ritorno di tassi positivi rappresenta una grande opportunità anche per l’investimento; un portafoglio bilanciato ha oggi prospettive di rendimento di medio e lungo termine più alte di un paio di punti. Penso, quindi, che una volta passata questa fase si tornerà a dinamiche più equilibrate perché, comunque, esistono forme di investimento che hanno rendimenti attesi reali più elevati dei bond. È in questo contesto che emergerà la differenza tra chi, anche supportato da un consulente, guarderà alle obbligazioni come a un’opportunità strategica all’interno di un’asset allocation più ricca e chi si limiterà a cercare il rendimento corrente, perdendo la prospettiva strategica».
Redazione
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