È certamente uno dei fenomeni che hanno maggiormente stupito i consulenti finanziari di tutta Italia. Dopo un 2022 che certamente non ha lasciato molto soddisfatti gli investitori, in un contesto di raccolta calante del gestito nel primo semestre di quest’anno, ad avere fatto un grosso salto in avanti nel portafoglio complessivo delle reti sono stati i classici titoli obbligazionari che hanno sempre fatto la parte del leone nei risparmi fai-da-te degli italiani: al 30 giugno titoli di stato e obbligazioni costituivano il 9,7% del patrimonio totale delle reti, contro il 6,7% del 31 dicembre del 2022. La prima evidente causa è che i rendimenti, saliti in maniera molto netta, hanno fatto tornare di moda un prodotto che con rendimenti a zero, ma spesso anche negativi, aveva perso tutto il suo appeal.
Ma, a questo punto, per le società di distribuzione si pone un problema: si tratta di un fenomeno negativo, in quanto è un ritorno indietro rispetto a quando veniva scelto soprattutto il gestito, oppure ha una sua connotazione di positività, perché molto di questo denaro che è affluito sulle obbligazioni viene dai conti correnti delle banche? E, soprattutto, una volta passato l’attuale momento, c’è la possibilità di portare i risparmiatori verso strategie di investimento più evolute?
Redazione
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