I commenti a cura degli esperti di abrdn, Goldman Sachs AM, AcomeA Sgr e GlobalX alla decisione della Fed di lasciare i tassi invariati
James McCann, vicecapo economista di abrdn
“La Fed per la seconda riunione consecutiva è rimasta ferma, alimentando le speculazioni sul fatto che il ciclo di inasprimento sia terminato. Mentre la crescita statunitense continua a sfidare la gravità, la banca centrale osserva con trepidazione gli sviluppi del mercato e nel suo comunicato stampa ha fatto esplicito riferimento all’inasprimento delle condizioni finanziarie.
L’aumento dei tassi d’interesse a lungo termine e il crescente stress finanziario rappresentano chiari rischi per l’attività futura e spiegano il motivo per cui la Fed non ha operato alcun rialzo, nonostante gli ultimi dati record su PIL e salari.
Tuttavia, la cautela della Fed sarà limitata e se l’attività e l’inflazione dovessero rimanere troppo sostenute nei prossimi mesi, la prospettiva di un ulteriore inasprimento rischia di aumentare, anche se i mercati dovessero continuare a manifestare difficoltà”.
Whitney Watson, Co-Head e Co-CIO of Fixed Income and Liquidity Solutions di Goldman Sachs Asset Management:
“Nonostante l’economia statunitense abbia registrato uno dei trimestri di crescita più forti degli ultimi 20 anni e l’inflazione sia rimasta al di sopra dell’obiettivo, la Fed ha mantenuto la sua politica attuale. L’inasprimento delle condizioni finanziarie, guidato dall’aumento dei tassi di interesse a lungo termine, ha ridotto la necessità di adottare un ulteriore rialzo dei tassi.
“La tenuta dell’economia non ha impedito il riequilibrio del mercato del lavoro né ha ravvivato le pressioni sui salari e sui prezzi, suggerendo che la disinflazione progredirà e indicando che la Fed probabilmente manterrà invariata la sua politica fino al 2024.
“Tuttavia, si verificano rischi in entrambe le direzioni. L’aumento delle aspettative di inflazione, dovuto all’aumento dei prezzi del gas, unito alla forte operatività, preserva la prospettiva di un altro rialzo dei tassi. Al contrario, un rallentamento economico più pronunciato, causato dal crescente impatto dei tassi d’interesse più elevati, potrebbe accelerare i tempi di transizione verso un taglio dei tassi”.
Martina Daga, macro economist, AcomeA SGR
Durante il meeting di politica monetaria di ieri la Fed ha deciso all’unanimità di mantenere il target range dei fed funds fermo, pari al 5.25% – 5.50%. Come da attese, è stata dunque confermata la pausa nel ciclo dei rialzi dello scorso meeting, senza chiudere, tuttavia, a ulteriori rialzi in futuro. Durante la conferenza stampa Powell ha riconosciuto che in questo momento l’inflazione sta scendendo, ma è ancora troppo alta rispetto al target del 2%. Il mercato del lavoro è ancora troppo forte nonostante si riconosca che la domanda e l’offerta di lavoro si stiano lentamente ribilanciando. Anche la crescita economica è ancora troppo forte, con un tasso annualizzato di crescita del Pil, nel terzo trimestre 2023, stimato al 4.9%, anche se le previsioni mostrano un rallentamento nel ritmo di crescita dei prossimi mesi.
In questo contesto, il board della Fed vuole procedere con cautela, dopo un ciclo di rialzi finora pari complessivamente a 525 bp e un programma di Quantative Tightening che ha portato alla riduzione del portafoglio titoli detenuto dalla Fed per circa mille miliardi di dollari, e si sta ancora chiedendo se la stance di politica monetaria sia sufficientemente restrittiva. Powell ha dichiarato che è ancora prematuro parlare di tagli.
Una delle principali novità del meeting di ieri è stata l’aggiunta di un riferimento alle condizioni finanziarie come forza che pesa sull’attività economica. Oltre a vari elementi, tra cui il dollaro forte, si riferisce principalmente alla crescita dei rendimenti dei titoli di Stato in particolare nella parte lunga della curva. Gli effetti sull’economia sono ancora molto incerti, ma è un elemento strettamente monitorato dal board della Fed: un inasprimento delle condizioni finanziarie va nella stessa direzione della politica monetaria restrittiva della Fed e potrebbe dunque rafforzarne l’effetto sull’economia. Anche se Powell ha dichiarato che per avere conseguenze sulle prossime decisioni di politica monetaria, l’inasprimento delle condizioni finanziarie debba essere sufficiente persistente nel tempo.
È stata sottolineata la forza della crescita economica e anche le stime del terzo trimestre di quest’anno hanno stupito sostanzialmente al rialzo. Prima di essere sicura che l’inflazione converga verso il target del 2%, la Fed ha bisogno di vedere un rallentamento nella crescita economica e un ulteriore raffreddamento del mercato del lavoro, anche se in questo momento una recessione non è lo scenario più probabile. La Fed, dunque, prende tempo, per monitorare i prossimi dati macroeconomici, e vedere se effettivamente la forte crescita economica registrata recentemente rallenterà, garantendo così la convergenza dell’inflazione verso il target; per aiutare il board a raggiungere questo obiettivo servirebbe un persistente inasprimento delle condizioni finanziarie.
Jon Maier, CIO di Global X
Ieri la Fed ha mantenuto i tassi d’interesse fermi ai massimi da 22 anni, esprimendo preoccupazione per le condizioni di finanziamento restrittive e l’inflazione elevata. Ritengo che i commenti del Presidente Powell durante la conferenza stampa abbiano voluto trasmettere un approccio ponderato e cauto da parte della Federal Reserve, con osservazioni che hanno sottolineato l’impegno della banca centrale a mantenere una politica monetaria restrittiva. L’enfasi sull’inflazione e sui suoi potenziali rischi è stata evidente, e l’atteggiamento del presidente è sembrato intenzionalmente “falco” per garantire la stabilità dei mercati finanziari.
L’attenzione di Powell sull’aumento dei rendimenti dei Treasury e sul tasso ipotecario vicino all’8% suggerisce che la Fed sta monitorando attentamente gli indicatori economici più ampi. Sebbene lo squilibrio del mercato del lavoro continui a preoccupare, è rassicurante notare che la recessione non è stata reintrodotta nelle previsioni della banca centrale. Nel complesso, ritengo che i commenti di Powell riflettano l’impegno della Fed a guidare l’economia attraverso le sfide del momento, tenendo d’occhio la stabilità a lungo termine.
Inoltre, ieri il Tesoro ha reso note le dimensioni delle prossime emissioni obbligazionarie, con un aumento della maggior parte delle scadenze, come previsto. L’entità dell’emissione di obbligazioni a 20 anni rimane invariata, mentre l’entità dell’emissione delle scadenze più brevi rimane coerente per il trimestre, non rappresentando una minaccia immediata per la liquidità. Ciò ha contribuito a un calo dei rendimenti e, insieme alla pausa della Fed, potrebbe contribuire a stabilizzare i movimenti di risk-off registrati negli ultimi mesi.
Redazione
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