A cura di Fabio Fois, Head of Investment Research & Advisory e Filippo Di Naro, Direttore Investimenti, ANIMA
Azionario Globale – Nel 2024 la volatilità resterà elevata, specie nella prima parte dell’anno, sulla scorta delle attese di un’eventuale fase di rallentamento più marcato dell’economia statunitense. Le condizioni diventeranno più favorevoli dopo l’estate, con lo scenario macro in miglioramento e le banche centrali più accomodanti. In questo contesto, suggeriamo un’allocazione bilanciata con una crescente preferenza per i settori più difensivi, che tendono ad essere più resilienti durante le fasi di debolezza dei mercati.
Una volta intravisto il bottom degli indici, sarà opportuno aumentare nuovamente l’investimento in settori early cyclicals, quali finanziari e industriali, che tendono a essere più penalizzati durante le fasi di correzione. A livello geografico, l’approccio attuale è contraddistinto da un sovrappeso sugli Stati Uniti, la cui performance positiva dovrebbe evitare che altre aree caratterizzate da una crescita meno robusta siano eccessivamente penalizzate.
Obbligazionario Governativo Paesi sviluppati – Dopo un anno di performance nel complesso ancora deludenti, per il 2024 siamo costruttivi sui mercati obbligazionari e ci aspettiamo ritorni positivi. Anche se le banche centrali, e in particolare la Federal Reserve, sono ancora lontane dal pivot, la crescita in rallentamento e un processo disinflativo che si sta consolidando, seppur in modo non lineare, suggeriscono che gli investimenti obbligazionari abbiano un profilo rischio-rendimento migliore che non a fine 2022. Siamo più costruttivi sui Bund che sui Treasury. E ci aspettiamo una performance moderatamente positiva dei BTP: da una parte una Banca Centrale Europea più accomodante potrebbe essere un fattore di supporto. Ma dall’altra diversi rischi idiosincratici paiono sottostimati.
Obbligazionario Governativo Paesi emergenti – Le condizioni per i mercati obbligazionari emergenti rimarranno poco favorevoli nella prima metà del 2024, con un dollaro ancora ben supportato dalla Fed e dalla prosecuzione dell’eccezionalismo americano. Nel secondo semestre, l’approssimarsi del pivot della banca centrale americana dovrebbe contribuire a disegnare uno scenario più favorevole per l’asset class.
Obbligazionario Corporate – Il deterioramento del quadro macro/fondamentale potrebbe provocare un aumento dei premi al rischio e della dispersione. Ma l’impatto negativo dell’allargamento degli spread sui ritorni sarà compensato da carry elevato e rendimenti governativi in calo. Ci aspettiamo un irripidimento della curva del credito e privilegiamo le scadenze intermedie del comparto investment grade, i settori non ciclici. E, più in generale, le strategie up in quality; in ambito high yield cresce il focus sulla selezione degli emittenti.
Valute – A inizio 2024 il dollaro dovrebbe restare ben supportato, complice la debolezza dell’euro. Ma i massimi contro la divisa unica sono già stati probabilmente segnati. Con l’avvicinarsi del pivot della Fed, verso metà anno, il biglietto verde perderà progressivamente forza. Siamo costruttivi sullo yen: dopo aver atteso per tutto il 2023, la Banca del Giappone è ormai pronta a normalizzare la politica monetaria e abbandonare il regime di tassi negativi, spinta dal rischio che l’inflazione si consolidi sopra il 2%.
Manteniamo un giudizio costruttivo sulla sterlina, condizionatamente al venir meno della forza del dollaro (i fondamentali macroeconomici del Regno Unito rimangono poco convincenti, con una crescita assente e prezzi ancora alti).
Redazione
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