A colloquio con Alessandro Cominelli, esperto dei mercati e Executive Director di CFE Finance Group a Monaco

Negli ultimi anni, le small cap Usa non hanno tenuto il passo delle large cap. Credete che in futuro possano materializzarsi condizioni più favorevoli al segmento dei titoli a bassa capitalizzazione?
Alessandro Cominelli

Se andiamo ad analizzare il comportamento dell’indice Russell nel lungo periodo possiamo notare che durante i periodi di aumento dei tassi di interesse si è presentata una sottoperformance rispetto all’indice principale di riferimento S&P500.

Nell’ultimo periodo questa sottoperformance è diventata molto vistosa determinando una chiara divergenza.  Ricercare le cause non è cosi semplice ma sicuramente il peso sull’indice S&P500 delle big seven (Apple, Amazon, Alphabet, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla) è diventato enorme creando lo stesso problema anche all’interno dell’indice S&P500 medesimo (non tutti i titoli sono saliti come le big seven).

Se andiamo a verificare, i P/E solo delle big seven sono decisamente alti, attualmente siamo a 27. Mentre l’indice S&P500 è a 22 e il Russell è a 27. Quindi osservando questi semplici indicatori possiamo dire che non sono sottovalutate nonostante la sottoperformance.

Potremmo assistere a un riequilibrio di performance se i tassi di interesse scenderanno decisamente, in quanto le small cap potrebbero beneficiare di un costo del denaro più basso per finanziare gli investimenti.

E’ interessante notare come invece le mid cap (S&P400 mid cap) sono riuscite a tenere il passo con lo S&P500, nonostante l’anomalia della mega capitalizzazione delle big seven.

Ad oggi i flussi degli investitori sono concentrati sul Nasdaq e sui titoli a grande capitalizzazione. Per invertire il trend in atto da un paio di anni non sarà cosi semplice, Solo una politica monetaria meno restrittiva dell’attuale accompagnata da una crescita economica potrebbe favorire una inversione di tendenza. Ma non dobbiamo illuderci che sarà cosi semplice.

Nei mesi di novembre e dicembre 2023 abbiamo assistito a una netta riduzione dei tassi di interesse sia sulla parte a breve (due anni) sia su quella lunga (dieci anni). E ciò ha favorito un recupero marcato dell’indice Russell. La rottura dell’area 2000 aveva portato il mercato ad allungare fino a quasi 2100. Ma ad oggi siamo tornati sotto 2000, indicando purtroppo un segno di debolezza marcata e alcun interesse da parte degli investitori.

Se andiamo a osservare in passato, negli anni novanta era già capitata una situazione molto simile, ossia una netta sottoperformance del Russell rispetto allo S&P500. Ma con il tempo il differenziale di rendimenti si era riequilibrato. Vedremo se anche questa volta si verificherà.

In quali settori dell’economia Usa ritenete si possano individuare le migliori opportunità per investire nelle small cap?

Riguardo i settori notiamo non a caso che la miglior performance all’interno del Russell è stata quella dei tecnologici nel breve termine. Mentre i settori difensivi, come le utilities, hanno decisamente sottoperformato. Questi ultimi in caso di una forte discesa dei tassi di interesse a breve potrebbero beneficiarne.

 


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.