Il quadro globale per gli investimenti è destinato a trasformarsi nei mesi a venire. Tiffany Wilding, North american economist di Pimco e Andrew Balls, CIO global fixed income di Pimco

Le banche centrali, che si sono mosse pressoché all’unisono nella stretta monetaria per reprimere l’impennata dell’inflazione successiva alla pandemia, seguiranno verosimilmente percorsi differenti nella riduzione dei tassi. L’economia, che sta rallentando in molti dei principali mercati sviluppati (MS), negli Stati Uniti mantiene un sorprendente vigore che pare destinato a perdurare per il sostegno di diversi fattori.

I fattori che alimentano la crescita americana potrebbero mantenere l’inflazione nel Paese al di sopra del target del 2% della banca centrale, nel nostro orizzonte ciclico di sei-12-mesi. Ci aspettiamo tuttora che, analogamente ad altre banche centrali dei mercati sviluppati, la Federal Reserve avvii il percorso di normalizzazione dei tassi a metà anno, tuttavia il suo percorso di successiva riduzione potrebbe essere più graduale.

Un atterraggio morbido per l’economia resta un obiettivo raggiungibile negli Stati Uniti. Sia nei prezzi azionari che per il tasso ufficiale terminale della Fed (‘Fed terminal rates’), i mercati sembrano largamente escludere la possibilità di una recessione. Noi crediamo tuttavia che i rischi sia di recessione che del riaccendersi dell’inflazione restino ragguardevoli alla luce degli choc senza precedenti verificatisi sul lato della domanda e dell’offerta a livello globale.

A fronte dell’incertezza, l’obbligazionario offre interessanti rendimenti sia nominali che al netto dell’inflazione oltre al potenziale di validi risultati in una varietà di contesti economici. Viste le attuali curve dei rendimenti piatte, crediamo che le scadenze intermedie rappresentino il posizionamento ottimale tra il monetario, i cui rendimenti sono fugaci e scenderanno quando le banche centrali cominceranno ad abbassare i tassi, e l’obbligazionario a lunga scadenza che potrebbe trovarsi sotto pressione con l’aumento dell’offerta di titoli per finanziare il crescente debito pubblico.

Alla luce dei rischi meno pronunciati sul versante dell’inflazione e più marcati in termini di recessione nel resto dei mercati sviluppati, riteniamo particolarmente interessante l’obbligazionario al di fuori degli Stati Uniti. Apprezziamo in particolare i mercati del Regno Unito, dell’Australia e del Canada. A fronte della resilienza dell’economia degli Stati Uniti, privilegiamo il Dollaro rispetto all’Euro e ad altre valute europee.

Continuiamo a prediligere gli MBS agency americani e altri attivi di alta qualità per il loro potenziale di rendimento appetibile. In un contesto di tassi di interesse elevati, prevediamo maggiori pressioni sia per gli emittenti societari che per gli istituti di credito tradizionali come le banche. Sui mercati privati, ravvisiamo crescenti opportunità nel credito assistito da attivi e specializzato.

Il contesto attuale evidenzia l’importanza della diversificazione su scala globale, di un approccio prudente per mitigare i rischi e della gestione attiva per costruire portafogli resilienti. Ci aspettiamo il ritorno della tradizionale correlazione inversa tra azionario e obbligazionario, con potenziale apprezzamento di quest’ultimo qualora il rischio di recessione torni ad aumentare.


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Redazione

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