È un compito che fino a qualche anni fa nessuno prendeva in considerazione: la scarsa educazione finanziaria dei risparmiatori, problema che in Italia è sempre stato enorme, veniva considerato sostanzialmente un fatto che riguardava esclusivamente la singola persona.
Del resto, il compito del consulente finanziario, che allora si chiamava promotore, era essenzialmente di risolvere il gap di cultura del cliente, senza costringerlo a fare sforzi intellettuali troppo pesanti. Il risultato è stato che per molti risparmiatori anche scegliere l’advisor cui affidare i propri capitali era un compito troppo arduo: si spiegano anche così le centinaia di miliardi che gli italiani hanno lasciato nelle casse delle banche a perdere valore. Del resto, chi contava sulla prospettiva di una buona pensione, aveva un sistema sanitario che in qualche maniera funzionava e le scuole erano ancora in grado di creare un ragionevole avvenire per i figli, che bisogno aveva di impegnarsi per ottenere un rendimento extra?
Oggi, chiaramente è tutto cambiato e la necessità di fare fruttare al massimo i risparmi è impellente. A questo punto sapere prendere le decisioni giuste è fondamentale. Ed è altrettanto vitale per i consulenti avere di fronte persone sempre più in grado di capire le offerte che vengono loro fatte dal sistema finanziario. Di conseguenza l’educazione finanziaria è sempre più un problema anche di coloro che distribuiscono e creano strumenti finanziari. Ma che cosa fanno di concreto le reti in questo campo? Fondi&Sicav lo ha chiesto a un panel di manager del settore.
Redazione
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