Il contributo di Stefano Volpato, direttore commerciale di Banca Mediolanum.
Quale ruolo ha il consulente finanziario nel trasmettere cultura finanziaria? Il contatto con l’investitore è anche finalizzato a questo scopo?
«Credo che di fronte a temi socialmente così importanti ciascuno debba fare la propria parte, soprattutto il consulente finanziario che ha il privilegio di entrare in una famiglia, di guardare con attenzione le persone che ha di fronte e di comprendere quali sono le loro fragilità, i loro bisogni e i loro progetti di vita.
Il ruolo imprescindibile di un consulente finanziario è favorire un cambio di paradigma, sostituire una visione statica della vita, spesso rivolta al passato, con una visione dinamica, che guarda al futuro e alle discontinuità che andremo ad affrontare.
Ma anche il consulente finanziario, come essere umano, è soggetto alle stesse pressioni emotive cui è sottoposto il cliente. È chiaro che per potere essere un contrappeso razionale all’emotività delle persone deve nutrirsi diversamente dal cliente: se si alimenta delle stesse informazioni, difficilmente reagirà in maniera diversa. È molto importante quindi l’attività formativa e comunicativa che organizziamo internamente, sia attraverso i percorsi formativi di Mediolanum Corporate University, sia attraverso l’attività quotidiana della nostra corporate tv. Due mezzi di comunicazione continuativa con la rete di professionisti in grado di intervenire nei momenti più delicati per posizionare correttamente i family banker rispetto a quelle ondate di emotività che destabilizzano i clienti, ma anche i consulenti, se non opportunamente preparati, aggiornati, informati e formati su come gestire queste situazioni».
Si è sempre detto che la cultura finanziaria in Italia è molto modesta. È ancora vero? Ci sono stati cambiamenti in positivo negli ultimi 10 anni o per i consulenti è sempre molto difficile fare passare i concetti finanziari base?
«Farei una premessa. Con il moltiplicarsi delle fonti, alle quali i social hanno dato un forte impulso, assistiamo a un rimbalzo delle notizie da un mezzo all’altro con un conseguente amplificarsi del messaggio. Spesso, però, sui media trovano maggiore spazio notizie di corto respiro, concentrate sul breve termine, negative, che alimentano un clima di sfiducia verso il futuro, una modalità secondo me contraria allo scopo dell’informazione, ossia dare forma alla mente. Attenzione, però, non parlo di disinformazione in senso stretto. Data per assodata la bontà di una notizia, spesso manca il tempo o la necessità di comprenderne la priorità, di andare in profondità, di capire quale impatto può avere sulla mia vita.
Anche in questo caso credo che un consulente finanziario possa fare la differenza nel fare riguadagnare la giusta prospettiva verso il futuro. Affinchè ciò sia possibile, però, bisogna imparare a guardare con la giusta profondità il passato. Proviamo a prendere gli ultimi 60 anni, nei quali abbiamo vissuto perennemente immersi nelle crisi: una degna di nota ogni due anni. Eppure, durante questi sei decenni, immersi nelle crisi, il Gdp mondiale è aumentato, al netto dell’inflazione, di otto volte. Ciò vuole dire che non progrediamo in assenza di crisi, ma in costanza di crisi, anzi grazie alle crisi, perché diventano acceleratori del progresso. Tutto ciò che cosa ci insegna?
Che la più straordinaria macchina per produrre ricchezza è l’economia reale. Se avessimo investito 100 euro nel Msci nel 1960 oggi avremmo 30.247 euro, 300 volte più dell’investimento iniziale. Dobbiamo imparare a reinstallare il futuro perché, se non raccontiamo speranza e fiducia, perdiamo di vista la strada per risolvere i problemi che incontreremo. Attenzione, non si tratta di una fiducia cieca, aprioristica, ma di un atteggiamento ragionato che nasce da un’attenta osservazione del passato».
Redazione
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