In molte circostanze la conoscenza negativa (sapere cosa non fare) è più potente della conoscenza positiva (sapere cosa fare).
C’è una storia che narra che Papa Giulio II chiese a Michelangelo di rivelargli il segreto del suo genio, e in particolare come avesse fatto a scolpire la statua del David, il capolavoro dei capolavori. La sua risposta fu: “E’ semplice. Ho rimosso dal blocco di marmo tutto quello che non era il David.”
La via negativa
La risposta di Michelangelo non è altro che un chiaro esempio di applicazione della regola dell’inversione, modello mentale molto caro a Charlie Munger: invece di focalizzarsi sul David, cioè l’obiettivo finale, come step preliminare è meglio focalizzarsi su tutto quello che non è David, cioè tutte le cose che ci ostacolano nel raggiungimento dell’obiettivo ed iniziare evitando o eliminando quelle, come dei pezzi di marmo inutili.
I romani avevano un termine per definire questo approccio: via negativa. L’approccio “filosofico” della via negativa si basa sull’assunto che in molte circostanze la conoscenza negativa (sapere cosa non fare) è più potente della conoscenza positiva (sapere cosa fare). Ci risulta difficile sapere quali sono gli ingredienti per avere successo o per renderci felici mentre riusciamo facilmente ad individuare cosa potrebbe impedircelo.
In ambito medico agire per via negativa significa ad esempio puntare sulla prevenzione piuttosto che imbottirsi di pillole e medicinali. In Taking the Medicine, Druin Burch afferma che uno dei maggiori contributi della medicina negli ultimi sessant’anni, sia stato quello di dire alle persone di non fumare.
Conclusioni
Ragionare per via negativa non è semplice perché è controintuitivo: quando ci poniamo un obiettivo cerchiamo immediatamente di capire cosa fare per raggiungerlo. Buona norma sarebbe invece fermarsi un attimo e ragionare su cosa potrebbe impedircelo. Le cose da evitare sono generalmente relativamente facili da individuare e comportandoci di conseguenza acquisiamo un vantaggio competitivo. Se vogliamo diventare degli atleti, prima di pensare all’allenamento dovremmo focalizzarci sul nostro stile di vita (alimentazione, sonno etc.) evitando troppi sgarri. Se vogliamo essere efficaci sul lavoro ed avere buoni rapporti con gli altri, proviamo a fare una lista dei comportamenti che ci renderebbero sicuramente inefficaci e sgraditi ai nostri colleghi (cosa che molto spesso siamo bravi ad individuare negli altri ma poco in noi stessi) e sforziamoci di evitarli. Prima di partire con un nuovo progetto, dovremmo cercare di identificare i possibili rischi di fallimento e capire come ridurne le probabilità, ad esempio facendo un premortem.
Come afferma Warren Buffett: “Io e Charlie non abbiamo ancora imparato a risolvere problemi difficili. Quello che abbiamo imparato è come evitarli.”
“Io e Charlie non abbiamo ancora imparato a risolvere problemi difficili. Quello che abbiamo imparato è come evitarli.” (Warren Buffett)
Bibliografia
Dobelli, Rolf. The Art of Thinking Clearly. Sceptre, 2014.
Taleb, Nassim Nicholas. Antifragile. Il Saggiatore, 2013.
Articolo a cura di Thinkin Park
Redazione Lifestyle
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