L’azionario è sopravvalutato? L’analisi mensile degli esperti di AXA IM sui mercati Usa, Europa e Asia
Chris Iggo, Chief Investment Officer di AXA IM Core
L’evoluzione dei rapporti politici ed economici globali ha accentuato la volatilità di mercato. I rischi per la crescita sono dominanti, con revisioni al ribasso delle previsioni sulla crescita economica statunitense, delle stime sugli utili dello S&P 500 e della performance relativa dei mercati statunitensi rispetto a quelli europei.
Mercato azionario statunitense

Anche se i punti di forza a lungo termine del mercato statunitense non sono in discussione, emergono sfide a breve termine. I dazi perturberanno i prezzi al consumo, ma le attese di crescita rappresentano il principale problema, con la sottoperformance del mercato azionario statunitense che potrebbe persistere.
Le obbligazioni hanno sovraperformato e rimaniamo positivi sul credito. Ma affinché l’adeguamento delle valutazioni obbligazionarie-azionarie si spinga oltre, è necessario che le attuali aspettative sui tassi d’interesse siano confermate: in altre parole, se le previsioni di crescita diminuiscono, un taglio dei tassi diventa più probabile. Se l’azionario si allontanasse ulteriormente dall’estrema sopravvalutazione, i rendimenti delle obbligazioni USA a dieci anni potrebbero alla fine scendere sotto il 4%, ampliando i sorprendenti movimenti relativi già osservati quest’anno.
Alessandro Tentori, Chief Investment Officer Europe AXA IM

Il 5 marzo i titoli di Stato tedeschi (Bund) hanno vissuto il giorno peggiore nella storia dell’eurozona: il rendimento del Bund decennale di riferimento è infatti aumentato di 30 punti base e l’indice iBoxx Germany Sovereign ha ceduto un impressionante 1,8%.
La ragione di questo movimento è da ricercarsi nel percepito allontanamento della Germania dal principio di prudenza fiscale, al fine di utilizzare l’ampio spazio fiscale a sua disposizione per progetti strutturali. Anche se questo potrebbe segnare una transizione epocale nel quadro economico europeo, il messaggio per i mercati è chiaro.
Significa che dovranno essere emessi più Bund per finanziare i progetti strutturali tedeschi, la crescita del PIL tedesco sarà stimolata nel medio termine e altri Paesi dell’eurozona potrebbero adottare un approccio fiscale simile. Questa è una buona notizia per i sostenitori di livelli di rendimento strutturalmente (più) elevati.
Ecaterina Bigos, Chief Investment Officer, Asia ex-Japan, AXA IM Core
India e Cina sono a un punto di svolta economico, con implicazioni per la valutazione degli attivi. La Cina vuole che i suoi consumatori spendano, mentre l’India deve aumentare gli investimenti infrastrutturali. La Cina ha una quota di consumi rispetto al PIL inferiore, il 45% rispetto al 60% dell’India (69% degli Stati Uniti). Un aumento al 60% equivarrebbe a un consumo annuo di circa US$ 10.000 miliardi, US$ 3.000 miliardi in più rispetto al livello attuale.
Ma per giungere a questo risultato occorrono riforme concertate e incentivi per i consumatori. L’ambizione dell’India di diventare un’economia da US$ 10.000 miliardi con una quota manifatturiera più alta richiede una maggiore implementazione di infrastrutture per raggiungere gli standard cinesi.
L’India rappresenta solo il 3% della produzione globale, la metà di quanto rappresentava la Cina nel 2000. Per ora, il suo successo consiste nell’esportare più servizi, che rappresentano il 55% del PIL; il settore manifatturiero corrisponde al 15% ed è stato ampiamente stagnante nell’ultimo decennio.
Redazione
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