Le divise Em sono state in passato una maggiore fonte di volatilità che di rendimenti positivi. Flavio Carpenzano, investment director per il reddito fisso di Capital Group

Quali paesi o aree geografiche preferite in questa fase di mercato per selezionare bond emergenti in valuta locale? Privilegiate titoli con duration medio-breve oppure ritenete che gli attuali livelli di rendimento consentano di esporsi su scadenze più lunghe?
Nell’attuale fase di mercato, diverse regioni e Paesi si distinguono per la selezione di obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti. Ogni regione ha caratteristiche uniche che la rendono attraente per gli investimenti:
America Latina:
Brasile e Messico sono particolarmente degni di nota, entrambi offrono rendimenti locali relativamente elevati e liquidi. Il Messico sta registrando un rallentamento dell’inflazione e dell’attività e questo, combinato con una valuta relativamente stabile, dovrebbe aprire la strada a ulteriori tagli dei tassi. A febbraio la banca centrale ha tagliato i tassi di 50 punti base, come previsto, ma ha mostrato un tono più accomodante. Sebbene questo sia un contesto positivo per la duration locale, possiamo aspettarci una certa volatilità della valuta connessa ai dazi statunitensi. Il Brasile è stato storicamente risparmiato dalla volatilità indotta dai dazi in quanto è un’economia relativamente chiusa e gli aumenti aggressivi dei tassi hanno permesso la stabilizzazione dell’ambiente macroeconomico, anche se l’inflazione è aumentata di recente.
Asia:
ci piace la duration in India a causa degli elevati rendimenti reali e di un probabile percorso di allentamento monetario. Gli ampi deficit dell’India sono mitigati dai finanziamenti locali e da una tendenza pluriennale all’inasprimento, rendendola un’opzione valida per investimenti a più lunga durata.
Europa centrale e orientale:
la Polonia ha un contesto positivo per la bilancia dei pagamenti, mercati di esportazione ben diversificati e sta risalendo la catena del valore, il che dovrebbe sostenere la sua valuta.
Medio Oriente e Africa:
ci piace la duration locale in Sudafrica, dove i tassi reali sono vicini alla fascia alta dei valori storici, dopo un brusco ciclo di rialzo dei tassi con la banca centrale che ha iniziato il ciclo di riduzione dei tassi solo a settembre. Il passaggio a un governo di coalizione dopo le elezioni di maggio dovrebbe facilitare un ulteriore consolidamento fiscale e riforme strutturali, fornendo un ulteriore supporto al rischio sudafricano. Vediamo opportunità di duration più breve in Nigeria ed Egitto. La Nigeria offre attualmente tassi elevati e una relativa stabilità del tasso di cambio.
I progressi nelle riforme sono stati positivi: la riforma dei sussidi per il carburante è ora completa e il rapporto tra servizio del debito e entrate è in calo. L’Egitto, nel frattempo, sta beneficiando delle forti riforme dello scorso anno, che hanno comportato aggiustamenti sia del tasso di cambio che della politica monetaria, portando il suo tasso di politica reale in territorio positivo. L’accordo strategico tra gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto per lo sviluppo della costa settentrionale di quest’ultimo ha portato a un investimento molto significativo che ha generato una grande quantità di valuta estera per l’Egitto, riducendo i rischi di finanziamento esterno e la dipendenza dagli afflussi di portafoglio.
Ritenete che l’eventuale indebolimento dell’Usd nei confronti delle divise emergenti possa dare un contributo corposo alle performance realizzabili dall’asset class nei prossimi anni?
In generale, le valute dei mercati emergenti sono state in passato una maggiore fonte di volatilità che di rendimenti positivi. Detto questo, potremmo assistere a un indebolimento del dollaro rispetto alle valute dei mercati emergenti, poiché i dazi riducono le prospettive di crescita negli Stati Uniti e portano a tassi di interesse reali più bassi, entrambi fattori che tenderebbero a indebolire il dollaro.
Sebbene le prospettive globali rimangano altamente incerte per i mercati emergenti, questi ultimi hanno dimostrato di essere resilienti rispetto alla precedente presidenza Trump, resistendo a due guerre regionali e a una pandemia. I saldi esterni sono generalmente forti al di fuori di alcuni mercati di frontiera, mentre l’inflazione si è moderata notevolmente rispetto ai picchi del 2022 e in generale è in calo a causa di politiche monetarie che permangono restrittive.
Gli indicatori fiscali sono generalmente i punti deboli, ma la maggior parte dei principali mercati emergenti ha allungato il profilo di scadenza del proprio debito e sta emettendo più titoli in valuta locale. Molti Paesi emergenti hanno anche margine per allentare i tassi e sostenere la crescita, se necessario. La Cina, in particolare, potrebbe allentare ulteriormente la politica fiscale, compensando alcuni dei venti contrari derivanti dall’aumento dei dazi. Questo solido contesto fondamentale, combinato con valute dei mercati emergenti fondamentalmente sottovalutate (a nostro avviso), dovrebbe sostenere le valute dei mercati emergenti in caso di volatilità indotta da Trump.

Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.