Le decisioni della Fed potrebbero avere un ruolo determinante per le sorti dell’asset class. A colloquio con Kate Griffiths, senior client portfolio manager di Pictet Asset Management

Quali paesi o aree geografiche preferite in questa fase di mercato per selezionare bond emergenti in valuta locale? Privilegiate titoli con duration medio-breve oppure ritenete che gli attuali livelli di rendimento consentano di esporsi su scadenze più lunghe?
Dal punto di vista geografico, siamo orientati verso le obbligazioni in Asia e in Europa, dove gli effetti del rallentamento della crescita dovuto all’incertezza tariffaria e alla disinflazione in corso stanno creando un ambiente favorevole per le obbligazioni. In particolare, privilegiamo la parte iniziale della curva dei rendimenti e valutiamo le opportunità a più lungo termine.
Asia
In Asia, prevediamo che le banche centrali aumenteranno le misure di allentamento per affrontare le sfide legate alla crescita in arrivo, il che generalmente sostiene la parte iniziale della curva. La nostra attenzione si concentra su Paesi come Thailandia, Filippine e Corea.
Europa
In Europa, in particolare nell’Europa centrale e orientale (CEE), prevediamo un ulteriore allentamento, seguendo l’approccio della BCE. Prevediamo inoltre una compressione dei premi al rischio nella parte finale delle curve, grazie alle speranze di un aumento della spesa in Europa e di un’eventuale risoluzione del conflitto in Ucraina. Tra i Paesi “chiave” troviamo Polonia ed Ungheria.
La Fed
Guardando al quadro più ampio, ci aspettiamo che le opportunità di investimento a livello geografico si amplieranno durante l’anno. L’incertezza e le tariffe commerciali hanno un impatto significativo sulle prospettive degli Stati Uniti, soprattutto a causa della limitata flessibilità fiscale.
Questo ci porta a prevedere un atteggiamento più dovish della Federal Reserve nel corso dell’anno. Una Fed dovish creerà spazio per un allentamento più ampio nei mercati emergenti, dove i tassi di policy rimangono al di sopra della neutralità nonostante crescita e inflazione non giustifichino tali restrizioni.
Questo cambiamento è dovuto al venir meno del tema dell’eccezionalismo statunitense e ad una Fed precedentemente più restrittiva. Riteniamo che questo cambio di posizione della Fed favorirà le storie di tassi reali elevati in America Latina, ampliando le possibilità di guadagno in tutta la regione. Due esempi sono Perù e Colombia.
Ritenete che l’eventuale indebolimento dell’Usd nei confronti delle divise emergenti possa dare un contributo corposo alle performance realizzabili dall’asset class nei prossimi anni?
L’indebolimento del dollaro americano è destinato a favorire in modo significativo la performance degli asset dei mercati emergenti nei prossimi anni. L’era dell’“eccezionalismo statunitense”, caratterizzata da un dollaro forte e dalla sovraperformance degli asset americani, sembra destinata ad invertirsi, come stiamo già osservando quest’anno.
Questo cambiamento è in gran parte determinato dai cambiamenti politici statunitensi volti a rivitalizzare il settore industriale nazionale, che richiedono un deprezzamento del dollaro. È probabile che questi cambiamenti riorientino i flussi di capitale, attirando gli investimenti verso gli asset delle economie emergenti e invertendo i persistenti deflussi registrati negli ultimi anni.
Il futuro delle valute emergenti
Con l’indebolimento del dollaro, gli Emerging Markets subiranno meno pressioni per mantenere alti i tassi di interesse, consentendo alle loro banche centrali di adottare politiche monetarie più accomodanti. Ciò aumenterà direttamente i rendimenti delle obbligazioni in valuta locale.
Inoltre, il deprezzamento del dollaro rafforzerà le valute emergenti, più sensibili alle fluttuazioni del dollaro rispetto a quelle dei mercati sviluppati. La combinazione di valute più forti e politiche monetarie allentate, partendo da una posizione di rendimenti reali elevati, stimolerà la crescita economica, aumenterà il potere d’acquisto e ridurrà i costi di finanziamento in questi mercati.
Il peso dell’evoluzione geopolitica
Questo ciclo di feedback positivo incentiverà ulteriormente gli investimenti negli asset emergenti, amplificando i benefici di un dollaro più debole. Inoltre, la potenziale risoluzione del conflitto in Ucraina e la ripresa economica in corso in Cina dovrebbero fornire ulteriore sostegno agli asset emergenti. La ripresa della Cina, soprattutto in considerazione del suo ruolo significativo nell’indice GBI-EM, funge da potente catalizzatore per i rendimenti complessivi degli Emerging Markets.
Usd meno forte e assets Usa
L’ assenza di un dollaro forte contribuirà anche a ridurre l’attrattività relativa degli asset statunitensi e contribuirà a creare un panorama d’investimento globale più equilibrato, sostenendo in ultima analisi la crescita delle economie dei Paesi emergenti.
Rocki Gialanella
Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.

