Flossbach von storchUna conversazione di approfondimento incentrata sui mercati finanziari, sulla strategia d’investimento e sulle competenze chiave con il fondatore di Flossbach von Storch, Kurt von Storch, e il responsabile della gestione degli investimenti, Tobias Schafföner.

Dall’inizio dell’anno il nuovo presidente degli Stati Uniti domina le prime pagine dei giornali  con l’adozione di politiche che aprono scenari imprevedibili e un atteggiamento di fondo che ridisegna il gioco delle alleanze a livello mondiale Quanto è rilevante tutto ciò per gli investitori?

Tobias Schafföner: «Purtroppo è molto rilevante. Non solo il clima di borsa, ma anche la situazione fondamentale dell’economia mondiale si è deteriorata. Una politica commerciale estera mercantilistica porta a una situazione  “lose-lose”. Le barriere commerciali aumentano i costi per i consumatori, come se si trattasse di una tassa. La commistione degli obiettivi politici e l’imprevedibilità delle azioni di Trump aumentano soprattutto l’incertezza, creando un contesto che non è ideale per lo sviluppo della fiducia dei consumatori e della propensione delle imprese a investire».

Sembra una situazione complessa. Come avete impostato la vostra strategia d’investimento per affrontare periodi così difficili?

Kurt von Storch: «Sì, questa potrebbe essere una di quelle fasi in cui non si possono semplicemente proiettare le tendenze passate nel futuro. Abbiamo avuto una sensazione simile quando nel 2000 scoppiò la bolla delle dotcom e il mercato continuò a scendere fino al 2003. All’epoca eravamo una giovane azienda con pochi clienti. Io e Bert Flossbach ci siamo chiesti quale fosse il minimo comune denominatore che accomunava i nostri clienti e la decisione fu di mantenere il potere d’acquisto del patrimonio esistente».

Chi possiede o costruisce un patrimonio non desidera, innanzitutto, che cresca?

Kurt von Storch: «Nel lungo periodo, ovviamente, deve essere questo l’obiettivo. Ma nei tempi difficili, la priorità è conservare il potere d’acquisto del patrimonio dopo costi, tasse e inflazione. Così abbiamo enucleato cinque punti per raggiungere tale obiettivo nel medio termine: è il nostro Il ‘Pentagramma’, che descrive la nostra filosofia di investimento e che serve a orientare tutte le decisioni che prendiamo. Mi aiuta sempre ripensare a questi principi quando i mercati sono turbolenti e devo ammettere che è un processo utile, che ci ha permesso di affrontare le crisi successive».

Anche quest’anno, sin dall’inizio, si è percepita  un’inquietudine sui mercati finanziari. Quali decisioni avete assunto?

Kurt von Storch: «Già nel primo trimestre si sono verificati cali dei corsi, in particolare delle azioni tecnologiche statunitensi. È proprio quando mi interrogo sull’evoluzione di uno scenario, fonte per me di preoccupazione, che ripenso ai cinque principi del “Pentagramma” come se fossero un mantra. Uno di questi, ad esempio, asserisce che nei nostri portafogli non tutte le uova stanno nello stesso paniere. Abbiamo investito in azioni tecnologiche statunitensi in momenti di crescita dei corsi e delle valutazioni, anche se inizialmente erano sotto pressione. Un altro punto invita a focalizzarci sulla qualità: se quest’ultima è il tratto saliente di un’azienda, anche se nel breve potrebbe essere travolta dalla volatilità, merita sempre la nostra attenzione».

Tobias Schafföner: «Società di qualità è un termine ambivalente, ma le imprese con modelli di business forti, con vantaggi competitivi, una certa capacità di determinare i prezzi, un bilancio solido e, non da ultimo, una direzione aziendale focalizzata, sono in grado di affrontare i tempi di crisi. E la storia lo dimostra: i migliori non solo superano indenni queste fasi, ma spesso migliorano anche la loro posizione sul mercato».

Nel frattempo,  i titoli tecnologici sono stati particolarmente venduti e ora  si parla sempre più spesso di una “Trumpcession”. Come valutate oggi la borsa americana?

Tobias Schafföner: «Il fatto che alcune azioni tecnologiche americane abbiano corretto non ci ha sorpresi. I premi di valutazione rispetto alla media del mercato erano elevati e sempre più denaro stava confluendo nel settore dell’intelligenza artificiale (Ai), un tema che ha generato entusiasmo per un certo periodo.

Tuttavia, a fine gennaio, con la presentazione del modello linguistico basato su Ai della startup cinese DeepSeek, sono emersi dubbi crescenti sul fatto che il vantaggio tecnologico delle aziende americane, finora quasi una barriera protettiva contro la concorrenza, possa non essere così ampio come si pensava. Inoltre, resta da vedere quanto le nuove applicazioni Ai potranno essere monetizzate in futuro. A peggiorare il clima di borsa negli Stati Uniti contribuiscono anche i fattori politici, quali le misure commerciali e la politica erratica del presidente Donald Trump che distrugge la fiducia tra gli alleati, i consumatori e le imprese».

Quali sono le ricadute sui portafogli multi-asset di questa situazione?

Tobias Schafföner: «Rifacendoci al principio guida della nostra filosofia d’investimento, l’elemento più importante è una diversificazione intelligente. Non costruiamo mai portafogli in modo tale che uno scenario negativo possa coglierci completamente impreparati. Alla luce dell’attuale contesto politico, ci aspettiamo una persistente pressione inflazionistica strutturale. Perciò, a nostro avviso, sarebbe sbagliato ridurre troppo la quota azionaria. Sotto la superficie possono emergere opportunità interessanti. Nella selezione dei titoli azionari, negli ultimi mesi è stata importante una certa disciplina nel metodo di analisi delle aziende e, in particolare, nel limitare l’esposizione ai titoli tecnologici quando le valutazioni salivano. Al contempo, in settori come il consumo non ciclico o la farmaceutica, ci sono state vere occasioni e i titoli che abbiamo accumulato in questi settori hanno avuto ottime performance quest’anno, anche in controtendenza rispetto al mercato».

E per quanto riguarda le obbligazioni?

Tobias Schafföner: «Le obbligazioni possono continuare a generare rendimenti correnti per un portafoglio, anche in un contesto di calo dei tassi di interesse  e, in base allo scenario di rischio, possono fungere da ammortizzatore quando i corsi azionari scendono. Lo abbiamo visto di recente negli Stati Uniti: quando sono aumentati i timori per la congiuntura, il rendimento dei titoli di stato americani a 10 anni è sceso dal 4,8% al 3,9%. Con il calo dei rendimenti, i prezzi delle obbligazioni salgono».

Rendimenti obbligazionari in calo, quindi, mentre la Fed ha sospeso il taglio dei tassi…

Tobias Schafföner: «Esatto. Se guardiamo all’economia statunitense, considerando i  dazi, l’inflazione e il nuovo debito, è comprensibile che la Federal Reserve non stia ulteriormente abbassando i tassi. Negli Usa, i rischi al rialzo per l’inflazione sono nel complesso più marcati rispetto all’Eurozona. E qui torna in gioco ancora Donald Trump. La notte delle elezioni ha dichiarato di volere ridurre il debito, abbassare l’inflazione, aumentare i dazi ed espellere i migranti, mentre, allo stesso tempo, vuole che l’economia vada a gonfie vele».

Il problema del debito, però, rimane:  in Europa è destinato a crescere e negli Stati Uniti è già a livelli altissimi.

Tobias Schafföner: «Su questo punto si rischia facilmente di cadere in una spirale di pessimismo, ma gli investitori possono anche trarre conclusioni pragmatiche. Serve una sufficiente quota di beni reali in portafoglio, quindi, oltre alle azioni, bisogna anche parlare di oro. Secondo noi, il metallo giallo è una copertura contro i rischi del sistema finanziario. Ultimamente, il comportamento della materia prima è stato così positivo da diventare  quasi inquietante».

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