Usa, come posizionare l’esposizione ai Treasury dopo il taglio del rating da parte di Moody’s. Greg Wilensky, head of U.S. fixed income / John Lloyd, Lead, multi-sector credit strategies / Janus Henderson
Alla fine della scorsa settimana, Moody’s ha declassato il rating creditizio degli Stati Uniti da Aaa ad Aa1, in risposta alle preoccupazioni dell’agenzia di rating riguardo all’aumento del debito causato dalla scarsa disciplina fiscale e dal crescente onere degli interessi. Il cambiamento di rating non è stato una grande sorpresa. Moody’s è l’ultima delle tre principali agenzie di rating ad aver declassato il più grande emittente di debito al mondo, allineando il proprio rating a quello di S&P e Fitch Ratings, che hanno declassato gli Usa ad AA+ rispettivamente nel 2011 e nel 2023. Questo lascia solo 10 paesi con l’ambito rating sovrano AAA: Australia, Germania, Svizzera, Canada, Paesi Bassi, Singapore, Danimarca, Svezia, Norvegia e Nuova Zelanda.
Probabili impatti sui titoli del Tesoro Usa
Il downgrade di Moody’s non avrà alcun impatto sul rating complessivo del governo statunitense. Concordiamo sul fatto che le tendenze del debito e del deficit discusse nel comunicato di Moody’s siano motivo di preoccupazione. Tuttavia, riteniamo che tali tendenze e le aspettative politiche (come la probabile proroga del Tax Cuts and Jobs Act del 2017) siano già state scontate dai mercati finanziari. Sebbene i rendimenti dei titoli del TesoroUsa siano aumentati dopo la notizia, essi continuano a oscillare intorno al 4,5%, comodamente all’interno del loro intervallo di negoziazione per il 2025 e ben al di sotto del massimo dall’inizio dell’anno del 4,79%.
Cosa significa per il governo e la Fed
Il downgrade di Moody’s ribadisce che il governo statunitense ha ancora del lavoro da fare sul fronte fiscale. Gli operatori di mercato continueranno a monitorare l’evoluzione delle politiche governative in materia di bilancio, dazi e negoziati commerciali, cercando di valutarne gli effetti sulle prospettive del debito e sulla crescita economica. A ciò si aggiunge l’incertezza circa l’impatto dei negoziati commerciali sull’inflazione e sul mercato del lavoro, nonché sulle modalità e sui tempi di risposta della Federal Reserve (Fed). La Fed si trova in una situazione potenzialmente delicata, in cui i suoi due obiettivi di stabilità dei prezzi e piena occupazione potrebbero muoversi in direzioni opposte. Sebbene la banca centrale abbia affermato che i dazi sono più che altro una tassa una tantum, dovrà agire con cautela per garantire che le aspettative di inflazione non aumentino a dismisura. Riteniamo che la Fed potrebbe mantenere la sua politica monetaria invariata più a lungo del previsto a causa delle prospettive economiche poco chiare. I dati soft sono stati deboli, ma quelli hard hanno continuato a mostrare resilienza. Di conseguenza, la banca centrale ha dichiarato che attenderà di vedere come evolverà la situazione prima di prendere in considerazione eventuali adeguamenti del proprio orientamento politico.
Implicazioni per gli investitori nel reddito fisso
Il messaggio chiaro per gli investitori nel reddito fisso è che al momento ci sono diversi fattori in gioco, che creano dinamiche contrastanti che influenzano i rendimenti dei titoli del Tesoro. Come ci si poteva aspettare, le incertezze si manifestano in misura maggiore nella parte lunga della curva dei rendimenti. A nostro avviso, tuttavia, la parte corta della curva dei rendimenti presenta prospettive completamente diverse. Le forze che influenzano i rendimenti a breve termine sono più sbilanciate in una direzione, con rendimenti potenzialmente in calo che fungono da zavorra per gli investitori. Se l’economia o il mercato del lavoro dovessero indebolirsi in modo significativo, la Fed avrebbe margine per tagliare in modo aggressivo i tassi di riferimento. In uno scenario del genere, riteniamo che le aspettative di inflazione a più lungo termine rimarrebbero ben ancorate (anche se i dazi dovessero spingere al rialzo i prezzi nel breve termine), consentendo alla Fed di adottare una politica più accomodante.
Usa bond, come potrebbero posizionarsi gli investitori
A nostro avviso, eventuali tagli dei tassi dovrebbero riflettersi sulla parte breve della curva, mentre l’impatto sui titoli a più lunga scadenza potrebbe essere più ambiguo. Riteniamo che gli investitori dovrebbero cercare di posizionare i propri portafogli in modo da essere più protetti dalle incertezze e puntare a trarre vantaggio da eventuali futuri tagli dei tassi attraverso l’esposizione a obbligazioni di alta qualità e con scadenze più brevi. Sebbene le obbligazioni societarie a breve durata possano rappresentare un’opzione adeguata, riteniamo che i settori cartolarizzati offrano prezzi più interessanti e beneficino di una durata intrinsecamente più breve.
Portafogli selezionati di titoli garantiti da attività (ABS), obbligazioni garantite da prestiti con rating AAA (AAA CLO) e titoli garantiti da ipoteche commerciali (CMBS) possono offrire agli investitori alternative per ottenere esposizione alla parte breve della curva, mentre i titoli garantiti da ipoteche ipotecarie (MBS) emessi da agenzie possono fornire agli investitori esposizione lungo l’intera curva dei rendimenti. Inoltre, gli investitori obbligazionari potrebbero anche cercare opportunità di diversificazione verso emittenti non statunitensi, compresi i mercati emergenti.
Sebbene il Fondo Monetario Internazionale abbia recentemente rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita economica globale, ha mantenuto un differenziale di crescita crescente tra i mercati emergenti e quelli sviluppati. I fondamentali dei mercati emergenti sono relativamente resilienti, mentre la loro sensibilità economica reale all’economia statunitense è diminuita in modo significativo negli ultimi decenni. Inoltre, la crescita dei mercati emergenti ha superato quella degli Stati Uniti dal 2010 e si prevede che la supererà a un ritmo accelerato nei prossimi quattro anni.
Redazione
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