Gli High Yield Usa godono ancora di fondamentali solidi nonostante le differenze settoriali. Mike Graham, Head of US High Yield di AXA Investment Managers

Ad aprile, dopo la cosiddetta ‘crisi dei dazi’, gli high yield bond statunitensi hanno dimostrato di avere le carte in regola per far fronte all’escalation della volatilità imputabile alla guerra commerciale.

Quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca, gli investitori si sono preparati alla possibile reazione dei mercati di fronte a una rinnovata escalation di guerre commerciali globali. Basta mettere a confronto il tasso di volatilità annualizzato registrto dagli Us HY con quello dell’S&P 500: 4,8% contro il 28,9%.

High Yield Usa, quali fattori alla base della resilienza?

L’andamento degli spread è stato molto disomogeneo in funzione dei settori di appartenenza delle aziende: il settore energy ha risentito dell’annuncio da parte dell’Opec di voler procedere ad un aumento della produzione; il settore dei servizi, più orientato al mercato interno, ha mostrato la performance più stabile a fronte del contesto volatile; il settore retail e dei beni di consumo ha invece registrato ampliamento degli spread e una volatilità più accentuata.

In generale, le società con un business orientato al mercato domestico hanno reto meglio di quelle che hanno dovuto fare i conti con i dazi a causa delll’esposizione dei rispettivi business al mercato globale. Alcune società attive nel segmento consumer discretionary hanno continuato a macinare buoni risultati. Le imprese edili e i fornitori di materiali hanno visto peggiorare uno scenario che era già complicato prima dei dazi.

A livello tecnico, l’asset class ha beneficiato del supporto fornito da un afflusso di investimenti molto elevato rispetto alle dimensioni del comparto (460 mld di usd di eccesso di domanda nel periodo 2022-2024). I volumi delle rising star (società in ascesa) hanno nettamente superato quelli dei fallen angels. Inoltre, i redditi cedolari sono stati per lo più reinvestiti nella stessa asset class, fornendo nuovo carburante.

Previsioni dei tassi di insolvenza

Le nostre stime indicano che i tassi d’insolvenza continueranno a muoversi nel range 1%-3%. Più complicato è invece fare stime sulla potenziale reazione degli investitori in caso di forte rallentamento dell’economia.

In un’ottica di analisi bottom-up non modifichiamo le nostre previsioni sui tassi di insolvenza che, a nostro avviso, continueranno a oscillare tra l’1% e il 3% e saranno determinate da fattori specifici.

Più difficile, invece, è capire come cambierà la percezione che gli investitori hanno del mercato. Più aumentano le previsioni di rallentamento economico e potenziali recessioni, più le aspettative trainate da un approccio top-down inizieranno a richiedere un premio di rischio più elevato sulle obbligazioni high yield. Per comprendere l’andamento futuro dei tassi di insolvenza, la chiave rimane l’analisi bottom-up, e non le previsioni macroeconomiche top-down.

Dove trovare opportunità tra le diverse strategie US high yield

Nell’ultimo biennio, il segmento di minor qualità degli HY bond ha offerto le migliori performance, tuttavia, in caso di incertezza crescente il nuovo quadro di riferimento potrebbe essere a vantaggio dei titoli a rating più elevato (rating BB, che da inizio anno ha evidenziato le migliori performance). Gli investitori preoccupato per il rischio tasso possono optare per duration brevi e quelli preoccupati per l’evoluzione della crescita economica per titoli di società operanti in settori più difensivi.


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Redazione

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