A cura di Alexandra Wilson-Elizondo, global co-head and co-chief investment officer of Multi-Asset Solutions di Goldman Sachs Asset Management
L’ampio ventaglio di previsioni emerse prima della pubblicazione del dato CPI evidenzia quanto sia difficile per gli operatori di mercato prezzare l’elevato livello di incertezza che grava su imprese e consumatori.
Prima della diffusione del dato abbiamo monitorato attentamente i dati per ricercare i primi segnali dell’impatto dei dazi sull’inflazione, concentrandoci in particolare sulla dinamica dei prezzi dei beni rispetto al calo della domanda per alcuni servizi, come i viaggi.
Il dato finale dell’inflazione CPI, pari al 2,3% su base annua, rappresenta probabilmente un sollievo per la Federal Reserve. Tuttavia, gli aggiustamenti di prezzo più consistenti legati ai dazi dovrebbero manifestarsi nei prossimi mesi. Per questo, continuiamo ad attenderci un atteggiamento attendista da parte della Fed nel breve periodo. Con mercati guidati dalle notizie relative alle trattative e ai compromessi politici.
Per quanto riguarda il prezzo del petrolio, sebbene molti investitori siano ottimisti riguardo agli effetti positivi della sua discesa sull’inflazione, tali benefici sono in gran parte compensati dall’indebolimento del dollaro. Che rende più costose le importazioni.
Considerando questi elementi, i movimenti di queste due asset class dal “Liberation Day” si sono effettivamente compensati dal punto di vista dell’inflazione core.
Redazione
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