Il debito pubblico statunitense aumenta da oltre un decennio e le stime per l’evoluzione futura delineano un percorso ancora in crescita. Peder Beck-Friis, economista di PIMCO
Le proiezioni a lungo termine indicano un potenziale ratio debito/Pil al 200% entro il 2050 a causa dell’assenza di misure adeguate al suo contenimento.
L’andamento dei conti pubblici Usa desta preoccupazione ma non dovrebbe essere in grado di scalfire la posizione dominante della valuta Usa che assorbe ancora oggi l’88% delle transazioni valutarie globali.
L’attuale stallo sulle modalità da seguire per riporatre in equilibrio i conti non durerà per sempre. L’aumento degli interessi sui Treasury sta facendo impennare l’esborso relativo al costo del debito e, in passato (dopo la seconda guerra mondiale e alla fine degli anni ’80 e ’90) , questo fenomeno ha spinto i responsabili politici a inasprire la politica fiscale per stabilizzare il debito.
In questo contesto, è importante notare una relazione debole ma osservabile tra l’aumento del rapporto debito/PIL (esclusi i titoli detenuti dalla Federal Reserve) e il premio a termine dei titoli del Tesoro USA a 10 anni, ovvero il rendimento aggiuntivo richiesto dagli investitori per detenere obbligazioni a più lungo termine. Con l’aumento del debito pubblico, il premio a termine tende ad aumentare, poiché gli investitori richiedono una maggiore compensazione per detenere obbligazioni a più lungo termine rispetto alla liquidità e ai titoli a breve termine. Per gli asset manager, questa dinamica suggerisce che l’aumento del debito pubblico potrebbe portare a una curva dei rendimenti più ripida, con ripercussioni sul prezzo degli asset a reddito fisso.
Redazione
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