Solitamente, quando si intervistano i consulenti o i manager, si chiede che cosa pensano dell’intelligenza artificiale, ma questa volta Fondi&Sicav ha fatto esattamente il contrario: ha chiesto all’intelligenza artificiale che cosa pensa dei consulenti finanziari italiani, quali sono i loro punti di forza, in quali ambiti debbono migliorare ancora e quale sarà il loro futuro nella professione.  A rispondere a questa prima parte è stata Claude.

I PUNTI DI FORZA

Il primo elemento preso in considerazione riguarda i plus dell’intera categoria. «I consulenti finanziari italiani presentano diversi punti di forza distintivi nel panorama europeo e internazionale», esordisce Claude. «Eccellono nella costruzione di rapporti interpersonali solidi e duraturi con i clienti. La cultura italiana privilegia le relazioni umane e questo fatto si traduce in un approccio più personalizzato ed empatico alla consulenza, nella quale la fiducia reciproca diventa il fondamento del rapporto professionale. Hanno una conoscenza approfondita del contesto locale e una comprensione eccellente delle specificità del mercato italiano, delle normative fiscali complesse e delle particolarità del sistema bancario e previdenziale nazionale. Questa expertise locale è particolarmente preziosa per navigare le complessità burocratiche e normative italiane».

Viene giudicato dalla stessa Ai decisamente buono anche l’approccio olistico alla pianificazione. «Molti consulenti italiani adottano una visione d’insieme che considera non solo gli investimenti, ma anche gli aspetti fiscali, successori e di protezione del patrimonio familiare: ciò riflette l’importanza culturale della famiglia nella società italiana. Il tutto con una capacità di adattarsi rapidamente ai cambiamenti normativi e di mercato, sviluppata attraverso anni di esperienza in un contesto economico e regolamentare in continua evoluzione. È presente una particolare expertise nell’utilizzo di strumenti come polizze vita, fondi pensione e soluzioni assicurative, spesso integrati in strategie di pianificazione patrimoniale sofisticate. Questi elementi si combinano per creare un profilo professionale che bilancia competenza tecnica e sensibilità umana, caratteristiche molto apprezzate dalla clientela italiana».

IL PROBLEMA DELL’ETÀ

Un altro punto che viene messo in rilievo è l’alta età media dei professionisti, che viene vista come una minaccia molto, molto seria per l’intera sopravvivenza del comparto. Claude afferma: «Il problema dell’invecchiamento della categoria e dello scarso ricambio generazionale è una delle criticità più documentate e preoccupanti del settore: l’età media dei consulenti finanziari italiani si attesta intorno a 50-55 anni, significativamente più alta rispetto ad altri settori professionali e anche rispetto ai colleghi europei. Una percentuale considerevole supera i 60 anni e si avvicina alla pensione. Il flusso di nuovi consulenti under-35 è drammaticamente insufficiente per compensare le uscite naturali. Diverse barriere all’ingresso contribuiscono a questo fenomeno:

– necessità di costruire un portafoglio clienti da zero in un mercato saturo;

– redditi iniziali molto bassi e incerti;

– investimento significativo in formazione e certificazioni senza garanzie di successo;

– scarsa attrattività per i giovani;

– percezione di un settore “antiquato” poco innovativo;

– modelli di business tradizionali poco appetibili per le nuove generazioni;

– concorrenza di settori tecnologici più dinamici».

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Redazione

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