Abbiamo chiesto a Deepseek di parlarci dei consulenti Italiani.
Mette in rilievo soprattutto le difficoltà normative nelle quali i professionisti italiani sono costretti a operare, la loro competenza tecnica e la formazione specializzata. «L’Italia ha un quadro normativo rigoroso (ad esempio, Ocf, Mifid II) che richiede ai consulenti finanziari certificazioni specifiche (Esma, Efpa, etc.), che garantiscono una base tecnica solida. L’obbligo di aggiornamento professionale (Cpd – Continuing professional development) assicura che i consulenti rimangano al passo con le evoluzioni di mercato, fiscalità e prodotti».
Deepseek mette in rilievo la grande capacità di comunicazione con gli investitori grazie a un approccio personalizzato e relazionale.
«Un punto di forza è la cultura della fiducia. In un Paese con un’alta propensione al risparmio, ma diffidenza verso i mercati (storica sfiducia nelle banche post-crisi 2008), i consulenti italiani eccellono nel costruire relazioni di lungo periodo, spesso su base familiare o territoriale. La capacità di interpretare esigenze complesse, come pianificazione successoria e Pmi, è un tratto distintivo, grazie alla consuetudine con la frammentazione del patrimonio italiano (piccoli risparmiatori vs. Hnwi)».
«Sanno navigare»
Un elemento sul quale insiste Deepseek è la difficoltà per i consulenti finanziari di operare in un contesto normativo e fiscale molto complesso. «Sanno navigare in un sistema fiscale intricato (ad esempio, la tassazione delle rendite e le plusvalenze) e tradurlo in soluzioni pratiche per gli investitori. Hanno dimostrato resilienza anche nel guidare i clienti attraverso le turbolenze (pandemia, inflazione), ribadendo il valore della consulenza attiva rispetto ai robo-advisor». Un’altra caratteristica individuata è il focus su sicurezza e diversificazione, sulla base delle richieste della loro clientela. «La propensione al rischio medio-bassa degli italiani spinge i consulenti a privilegiare prodotti a capitale protetto, obbligazioni e fondi bilanciati, con attenzione alla liquidità. Negli ultimi anni, hanno sviluppato competenze nell’offerta di soluzioni internazionali (fondi Ucits, Etf tematici) per mitigare i rischi del mercato domestico. Vanno anche oltre il prodotto finanziario: spesso affiancano al portafoglio servizi legati a previdenza complementare, assicurazioni (per esempio Ltc) e fiscalità, diventando figure ibride (consulente + family banker). Inoltre in un’economia dominata dalle piccole imprese, molti consulenti specializzati offrono servizi su misura per gli imprenditori (pensioni aziendali, liquidità aziendale) e lavorano in rete con commercialisti, notai e avvocati per soluzioni trasversali, sfruttando il tipico approccio “a villaggio” del risparmio italiano».
Non manca, ovviamente, anche qualche critica e viene messa in risalto la necessità di cambiare alcuni elementi.
L’Ai afferma: «Sebbene questi punti di forza siano rilevanti, emergono anche sfide come la digitalizzazione limitata e la dipendenza dalle banche. Tuttavia, la capacità di coniugare competenza e “human touch” rimane un vantaggio competitivo unico nel panorama europeo».
Ma alcune criticità potrebbero trasformarsi in vantaggi come nel caso della «collaborazione con fintech (strumenti di educazione finanziaria gamificata) e la specializzazione in nicchie (Esg, expat, eredità). Per quanto riguarda i servizi full digital, rimane un gap da colmare. La sfida è culturale oltre che tecnologica».
Viene affrontato anche il problema della preparazione tecnico scientifica dei professionisti, che, secondo Deepseek, è molto variabile a seconda delle singole persone che operano in questo campo. «Il livello di preparazione tecnico-scientifica dei consulenti finanziari italiani è disomogeneo, con differenze significative tra chi opera in contesti regolamentati e chi invece lavora in realtà più informali».
Buona formazione di base
«Occorre aumentare le certificazioni avanzate (Cfa, Cfp, o corsi su temi specifici, quali crypto e private banking), migliorare la formazione pratica con simulazioni di mercato e case study su crisi storiche e fare crescere la collaborazione con le università: alcune realtà offrono master in wealth management».
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Redazione
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