I commenti degli esperti di Pimco, Franklin Templeton e Generali Investments in vista della riunione della Banca Centrale Europea fissata per domani 24 luglio

 

Bce Pepp Lagarde comparto governativo europeo

Konstantin Veit, Portfolio Manager di PIMCO

A giugno, la presidente Lagarde ha sottolineato che la Banca centrale europea (BCE) si trova “in una buona posizione” e, con l’inflazione sostanzialmente in linea con l’obiettivo, riteniamo che il ciclo di tagli sia prossimo alla conclusione.

Nella riunione di giovedì, riteniamo che la BCE manterrà invariato il tasso di deposito al 2%. Un livello considerato dalla maggioranza dei membri del Consiglio direttivo come il punto medio di un intervallo di politica monetaria neutrale per l’area dell’euro.

I membri del Consiglio direttivo hanno espresso fiducia nel fatto che la lotta contro lo shock inflazionistico del 2021-2022 sia stata in gran parte completata, ma hanno riconosciuto l’esistenza di nuove sfide, con la politica tariffaria degli Stati Uniti che dovrebbe pesare sul sentiment e sull’attività, intensificando i rischi per una crescita già modesta. Le discussioni del Consiglio direttivo da questo momento in poi verteranno probabilmente sull’orientamento appropriato da adottare in futuro e, in particolare, sulla necessità o meno di un orientamento decisamente accomodante per evitare che l’inflazione scenda al di sotto dell’obiettivo di stabilità dei prezzi nel medio termine.

Nel complesso, riteniamo che i rischi per le prospettive di inflazione a medio termine rimangano sostanzialmente equilibrati, che la BCE intenda preservare un margine di manovra convenzionale della politica monetaria e che miri a ridurre al minimo il rischio di dover invertire la rotta poco dopo aver raggiunto il tasso terminale.

Nella riunione di settembre, con le nuove proiezioni dello staff, riteniamo che la BCE potrebbe decidere di tagliare nuovamente i tassi di interesse per proteggersi dal rischio di un ritardo più prolungato dell’inflazione, ma vediamo la possibilità che il ciclo di tagli si sia già concluso con l’attuale tasso di riferimento al 2%.

David Zahn, Head of European Fixed Income di Franklin Templeton

La BCE è pronta a mantenere i tassi invariati, con un possibile intervento a settembre, anche se ancora poco probabile.

I mercati osserveranno con attenzione il tono delle prossime dichiarazioni di Lagarde sui rischi commerciali e sulla forza dell’euro. L’inflazione è vicina al target, ma le minacce di dazi offuscano le prospettive. Saranno i segnali di politica monetaria, più che le azioni concrete, a guidare la reazione dei mercati.

Martin Wolburg, senior economist, Generali Investments

Dopo otto tagli consecutivi dei tassi per un totale di 200 punti base, le prospettive di politica monetaria della BCE sono diventate meno chiare. A giugno, il Consiglio direttivo (GC) ha nuovamente sottolineato le incertezze, e la presidente Lagarde ha dichiarato che il ciclo di allentamento stava giungendo al termine. Alcuni membri del GC sostengono che non ci saranno ulteriori tagli. Le ragioni principali sono che si è raggiunto un livello neutrale e che esistono rischi al rialzo per l’inflazione, soprattutto considerando che i piani di bilancio tedeschi prevedono un anticipo dell’uso della “bazooka” fiscale.

Tuttavia, vari indicatori suggeriscono una crescita salariale in rallentamento, che contribuirà a ridurre ulteriormente l’inflazione di fondo (2,3% su base annua a giugno). Inoltre, l’apprezzamento dell’euro avrà un effetto disinflazionistico e le ultime proiezioni macroeconomiche della BCE prevedono un’inflazione solo all’1,6% nel 2026. La crescita è debole ed è circondata da rischi al ribasso legati alla geopolitica e ai dazi commerciali. Un ulteriore taglio sarebbe una forma di assicurazione contro questi rischi e manterrebbe comunque i tassi in territorio neutrale. 

Nella riunione del 24 luglio, è probabile che la BCE mantenga i tassi invariati ma adotti una posizione di politica monetaria aperta. Le proiezioni macroeconomiche aggiornate di settembre dovrebbero portare a un taglio di 25 punti base, portando il tasso all’1,75%. Riteniamo che ulteriori tagli siano probabili solo se si materializzeranno rischi al ribasso per l’attività economica


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