Dopo la sconfitta elettorale dell’LDP, il primo ministro Ishiba ha dovuto affrontare pressioni per garantire l’accordo sui dazi, rafforzando la posizione negoziale degli Stati Uniti. Mark Dowding, Fixed Income CIO, RBC BlueBay AM

In Giappone si è speculato molto sulla possibilità che il primo ministro Ishiba rassegni le dimissioni, assumendosi la responsabilità della recente sconfitta elettorale del LDP. Un quotidiano è addirittura arrivato a stampare copie che annunciavano le sue dimissioni, poi smentite. Ci sembra che Ishiba sia ormai politicamente finito all’interno del suo partito.

 

Pertanto, riteniamo che sia destinato a lasciare la carica entro il prossimo mese o due, innescando una nuova corsa alla leadership dell’LDP.

Si ipotizza che ciò possa fungere da catalizzatore per un nuovo allentamento fiscale, al fine di aiutare a compensare l’impatto dell’aumento dei prezzi sui consumatori giapponesi. Ciò ha pesato sui rendimenti, con i titoli a 10 anni che questa settimana hanno registrato il livello più alto degli ultimi 17 anni, superando l’1,60%.

La prossima settimana, gli investitori in Giappone saranno anche concentrati sulla riunione di politica monetaria della BoJ di luglio. Alla luce del persistere dell’inflazione al 3%, riteniamo che la combinazione di prospettive più ottimistiche negli Stati Uniti e di maggiore chiarezza sui dazi giapponesi porterà Ueda a orientarsi verso un rialzo dei tassi in ottobre, dopo aver mantenuto la politica monetaria invariata per il momento.

In definitiva, siamo scettici sul fatto che ci sarà un cambiamento significativo nella politica fiscale giapponese e continuiamo a prevedere un calo del rapporto debito/PIL giapponese, grazie alla crescita continua del PIL nominale. Nel tempo, riteniamo che i rendimenti giapponesi continueranno a salire con la normalizzazione della politica della BoJ e continuiamo a prevedere che i tassi di riferimento si avvicineranno all’1,5% entro la fine del prossimo anno.

A quel punto, riteniamo che il fair value dei rendimenti a 10 anni si attesterà intorno al 2,0-2,25%, ma pensiamo che i rendimenti a 30 anni potrebbero scendere al 2,75-3,0%, man mano che l’offerta e la domanda di titoli ultra-lunghi raggiungeranno un bilanciamento più equilibrato.


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Redazione

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