L’incertezza politica e le pressioni sul rating non danno tregua ai titoli di Stato

“A meno di un compromesso di bilancio dell’ultimo minuto, il presidente Macron potrebbe essere costretto a nominare un nuovo primo ministro per formare una coalizione, o addirittura indire nuove elezioni legislative. Tutte le strade da qui in avanti potrebbero comportare un ulteriore slittamento del bilancio e aumentare la pressione sul rating della Francia, date le sue prospettive fiscali già sfavorevoli rispetto agli altri paesi dell’Eurozona”, ha commentato Thomas Gabbey, Fund Manager, Global Unconstrained Fixed Income, Schroders.

“Ci aspettiamo un rinnovato stress politico per la seconda metà del 2025, proprio in considerazione della nostra previsione che i negoziati sul bilancio 2026 causeranno disaccordi tra i partiti e potrebbero essere indette nuove elezioni. Tenendo presente questo, a partire da giugno abbiamo iniziato a sottopesare i titoli di Stato francesi nei nostri portafogli e abbiamo aumentato questo sottopeso all’inizio di questo mese, poiché non ritenevamo che il mercato stesse scontando sufficientemente il rischio politico o fiscale nei titoli francesi”, conclude Gabbey.
Secondo David Benamou, CIO di Axiom Alternative Investments, “l’attuale reazione dei mercati, simile a quella registrata in occasione dello scioglimento dell’Assemblea nazionale, è probabilmente temporanea e in ogni caso non influisce sui risultati delle banche francesi, la cui redditività ha continuato a migliorare negli ultimi trimestri”.
“L’aumento del costo del debito francese rispetto a quello tedesco (77 punti base contro i 50 di inizio anno) è una preoccupazione a medio/lungo termine per le finanze pubbliche che, salvo il caso di insolvenza della Francia, non hanno alcuna influenza sui risultati delle banche francesi.
Infatti, queste variazioni sono annullate nella massa di ricavi diversificati delle banche francesi. Spesso le banche francesi vengono ridotte alla loro attività di prestito in Francia, ma esse hanno un portafoglio di attività molto più ampio. Crédit Agricole, ad esempio, opera nel settore assicurativo, nell’asset management tramite Amundi, nella custodia di titoli tramite CACEIS, nell’investment banking e vanta numerose sedi e partecipazioni internazionali. Lo stesso vale per BNP o SG, anche se quest’ultima realizza una percentuale maggiore dei propri ricavi in Francia”, commenta Benamou.

Maya Bhandari CIO EMEA—Multi-Asset di Neuberger Berman ritiene che il maggiore impatto della situazione in evoluzione è stata quella del reddito fisso, con gli spread franco-tedeschi a dieci anni che hanno raggiunto i 77-78 punti base, il differenziale più ampio da aprile.
Ma forse ancora più significativo è il fatto che il rendimento francese a dieci anni è solo 6 punti base al di sotto di quello italiano, il livello più basso che abbiamo visto dal 2003. Fronte azionario, anche le banche francesi hanno sofferto.
“Allo stato attuale”, continua Bhandari, “i rischi sono orientati al rialzo, fino a raggiungere o forse anche superare quota 100 per gli spread decennali franco-tedeschi. Si tratta di livelli che non si registravano dal 2011-2012. Sembra certamente improbabile avvicinarsi ai minimi di 20 punti base del 2021.”
“Il punto chiave è che, indipendentemente dalla strada che sceglierà Macron, nessuna sembra semplice o favorevole alle obbligazioni: la riduzione mirata del deficit è ovviamente uno dei motivi principali per cui ci troviamo nella situazione attuale. Se, ad esempio, avessimo un nuovo governo con l’attuale parlamento, avremmo quasi certamente una proposta di bilancio meno ambiziosa e, di conseguenza, uno slittamento fiscale.
Se, d’altra parte, fossero indette nuove elezioni, dato l’attuale stallo politico, probabilmente assisteremmo a un ampliamento della gamma di possibili esiti in termini di bilancio, con uno slittamento fiscale e una maggiore incertezza sulla capacità di eseguire un bilancio. Francamente, dalla nostra posizione attuale è difficile intravedere un esito positivo e, tutto sommato, prevediamo che la pressione sugli asset francesi andrà avanti”, conclude Bhandari.
Stefania Basso
Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.

