Il ritorno delle azioni value. Ritu Vohora, Investment Specialist, Global Capital Markets, T. Rowe Price, esplora i fattori che stanno contribuendo a generare opportunità interessanti a livello globale tra i titoli value

Dopo un lungo periodo di sottoperformance durato quasi vent’anni, i titoli value e quelli internazionali (esclusi gli USA) hanno conosciuto una ripresa a inizio anno, favorita da una rotazione fuori dal comparto tech USA. Le politiche commerciali protezionistiche, la deglobalizzazione e i timori per i margini dei giganti tech hanno spinto gli investitori verso una maggiore diversificazione e un approccio più difensivo.

La spinta del piano Usa

Nonostante gli effetti altalenanti delle guerre commerciali abbiano reso incerto il percorso di crescita dell’economia USA, alcune iniziative dell’agenda politica di Trump stanno gettando le basi per una possibile ripresa dell’attività industriale. Gli incentivi fiscali, come l’ammortamento completo e permanente degli investimenti in fabbriche e altri asset produttivi, che giovano anche ai titoli tech, dovrebbero favorire i settori industriali, dei materiali e dell’energia e sono fondamentali per lo sviluppo dell’infrastruttura AI.

Questi settori a forte connotazione value potrebbero anche beneficiare di deregolamentazione e reshoring. In questo contesto,i settori value potrebbero offrire un potenziale di rialzo simile con un rischio al ribasso minore, fungendo inoltre da copertura contro l’inflazione.


Anche gli sviluppi macroeconomici e geopolitici in Europa stanno rafforzando la narrativa a favore dei titoli value

La possibile riduzione della presenza militare americana ha spinto la Germania a rivedere il proprio impianto fiscale, con nuovi piani di spesa per la difesa, le infrastrutture e la transizione energetica verde. Nel frattempo, i progressi nel contenimento dell’inflazione hanno consentito alla Bce di normalizzare la politica monetaria, creando un ambiente di tassi “giusti” per un’economia europea più ciclica.Tassi positivi e curve dei rendimenti più ripide potrebbero contribuire a colmare il divario valutativo delle banche europee. Sebbene il loro rapporto prezzo/valore contabile sia in crescita, resta inferiore a quello delle controparti americane e ancora sotto i livelli pre-2008. Margini d’interesse più elevati, crescita dei prestiti e prospettive di utili migliori offrono un contesto favorevole.

 


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Rocki Gialanella

Laurea in Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’. Ho abbracciato il progetto FondiOnline.it nel 2001 e da allora mi sono dedicato allo sviluppo/raggiungimento del target che ci eravamo prefissati: dare vita a un’offerta informativa economico-finanziaria dal linguaggio semplice e diretto e dai contenuti liberi e indipendenti. La storia continua con FONDI&SICAV.