E se l’OPA di Trump sulla Fed rispecchiasse lo scopo della sua politica economica: una forte crescita nominale per riassorbire il debito? Frédéric Leroux, head of cross asset team, Carmignac

Frederic Leroux

L’iniziativa più spregiudicata del Presidente americano, e potenzialmente a maggiore impatto, è il tentativo di presa della Federal Reserve (Fed) per esercitare il controllo sulla politica monetaria, analogamente a quanto avviene in molti Paesi emergenti. Perché questo tentativo di lesa maestà contro un’istituzione di cui tutti, ad eccezione di Trump, auspicano l’indipendenza? In effetti, in gran parte Trump è stato eletto grazie alle sue critiche “all’inflazione di Biden”. Eppure, a parte la sua iniziativa di abbassare i prezzi del petrolio, i cui effetti sembrano ormai superati, cosa possiamo rilevare?

L’effettivo deprezzamento del dollaro auspicato da Trump è inflazionistico

L’insediamento di grandi aziende industriali straniere sul suolo americano e la deglobalizzazione sono inflazionistiche; la ripresa degli investimenti tedeschi e la politica cinese contro la deflazione saranno inflazionistiche; la cessazione dell’immigrazione, l’aumento dei dazi doganali, le “nazionalizzazioni” sono stagflazionistiche; e, soprattutto, l’assunzione del controllo della Banca Centrale sarà inflazionistica, poiché è difficile immaginare una Fed sotto l’influenza di Trump che possa implementare una politica monetaria restrittiva, riducendo di conseguenza la crescita statunitense. Come possiamo dare un senso a questo attivismo economico a tutto campo del Presidente americano, anche se a priori molti osservatori ritengono che ne sia totalmente privo?

La Pax Americana, che forniva agli alleati degli Stati Uniti una protezione militare e commerciale in cambio del finanziamento del doppio deficit statunitense, indotto da questa “generosità”, non giova più alla classe media. Infatti, benché il Paese goda da tempo della piena occupazione, il potere d’acquisto della classe media è in calo da diversi decenni e il declassamento è una realtà per milioni di elettori di Trump: una globalizzazione infelice.

Il piano di Trump sembra essere quello dell’isolazionismo, accompagnato dalla pianificazione di una forte crescita nominale, costituita da crescita reale e inflazione più elevate

Questo cambiamento di regime economico potrebbe avere il merito di ridurre il rapporto debito/PIL cosa che, al contrario, un lungo periodo di crescita lenta e tassi di interesse molto bassi non sono riusciti a fare. Probabilmente è giunto il momento di ricordare le parole di Scott Bessent: “Il focus della politica di Trump è il ceto medio (“Main Street”); Wall Street se la caverà benissimo”.

 

 


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