Per decenni, il portafoglio 60/40 è stato considerato il gold standard di equilibrio: quando le azioni calavano, le obbligazioni solitamente aumentavano, ammortizzando le perdite. Jacob Falkencrone, Global Head of Investment Strategy. BG Saxo.

Questo rapporto si è indebolito. L’inflazione e l’alto debito pubblico hanno fatto sì che le obbligazioni spesso si muovano nella stessa direzione delle azioni, amplificando piuttosto che mitigare il rischio.
L’implicazione è chiara. La diversificazione oggi non riguarda solo il possedere più asset, ma il possedere quelli giusti. Gli investitori devono guardare oltre alle regioni, ai settori e ai driver di rischio, e non dovrebbero semplicemente assumere che le coperture di ieri funzioneranno domani. E con i mercati tesi, l’incertezza politica e commerciale negli Stati Uniti ancora irrisolta e i rischi geopolitici in ebollizione, la volatilità è destinata a restare elevata per il resto dell’anno. La diversificazione, insomma, superi il déjà-vu. Il pericolo ora non è perdere ciò che ha funzionato, ma esserne sovraesposti.
Quindi, in cosa consiste la diversificazione 2.0 nella pratica? Ecco cinque scommesse chiave per il Q4:
Europa
L’Europa sta lanciando un’enorme spinta agli investimenti in difesa, indipendenza energetica e infrastrutture. Le valutazioni rimangono più economiche rispetto agli Stati Uniti e gli investitori a livello globale sono sottopesati. Dopo un 2025 piatto, gli utili sono previsti in ripresa nel 2026, supportati dall’alleggerimento delle politiche e dal supporto fiscale. Il rischio è che un euro più forte o una domanda globale più debole pesino sui profitti o che la volontà politica per l’espansione fiscale si affievolisca. ETF azionari europei ampi, con focus aggiunto su industriali, finanziari e infrastrutture potrebbero portare esposizione in questo comparto.
Asia (Cina, Giappone, India)
L’Asia rimane il motore di crescita mondiale e ha un quadro di utili robusto fino al 2026. Il Giappone sta riformando la governance aziendale e restituendo di più agli azionisti. L’India combina un’adozione digitale veloce con un andamento demografico favorevole. La Cina porta ancora rischi, ma l’esposizione selettiva in tecnologia, veicoli elettrici e industrie verdi offre opportunità. Anche l’Asia emergente gioca un ruolo centrale nella catena di approvvigionamento della AI globale: dai produttori di chip di Taiwan ai leader del settore delle memorie in Corea, aree che i benchmark globali spesso sottopesano. Il principale rischio è l’incertezza politica e regolamentare, che possono cambiare rapidamente. È possibile ottenere esposizione in questo ambito puntando su ETF regionali Asia ex-Giappone e ETF mirati per Giappone e India. Per la Cina, bene attenersi a veicoli diversificati con un’inclinazione verso i settori della nuova economia.
Small-cap
Le aziende più piccole hanno rallentato durante il periodo di alti tassi di interesse, ma molte ora sono “economiche” rispetto alle large-cap. La crescita degli utili potrebbe rimbalzare bruscamente se i costi di finanziamento si allentano, ma le aziende più piccole sono più vulnerabili a declassamenti se le condizioni si irrigidiscono. Forniscono esposizione alle economie domestiche piuttosto che solo ai giganti globali. La chiave è concentrarsi sulla qualità, quindi su aziende redditizie e non su indici ampi che includono titoli sfavoriti. Spazio a indici small-cap statunitensi come l’S&P 600 (cercando qualità) o ETF globali small-cap con un filtro di redditività.
Obbligazioni nel “punto centrale della curva”
Con i tassi di interesse ancora alti, ma probabilmente destinati a calare nell’anno a venire, la parte più attraente del mercato obbligazionario è il centro, scadenze di circa 3–7 anni. Queste obbligazioni forniscono reddito stabile senza la volatilità del debito a lungo termine. Il rischio è che l’inflazione si dimostri più appiccicosa di quanto previsto, mantenendo i rendimenti più alti più a lungo. Gli strumenti che permettono un’esposizione sono ETF obbligazionari governativi e societari di investimento o ETF che si concentrano su scadenze tra 3 e 7 anni.
Asset reali, soprattutto oro
Con le obbligazioni meno affidabili come protezione di portafoglio, gli asset reali giocano un ruolo più grande. L’oro ha riaffermato il suo ruolo di stabilizzatore, beneficiando sia nei tempi di crisi sia quando l’inflazione è alta. Il rischio è che se i rendimenti reali rimangono alti e i mercati restano calmi, l’oro possa andare più lentamente rispetto alle azioni. Se si cerca esposizione in questo ambito, si potrebbe puntare su ETF in oro fisico, ETF in commodity diversificati.
Redazione
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