Il lusso europeo cambia pelle. Consolidamenti, vendite, passaggi generazionali e quotazioni in Borsa stanno interessando grandi aziende europee.Chiara Robba, head of LDI Equity di Generali Asset Management

 

 

I cambiamenti intervenuti nelle scelte dei consumatori del lusso stanno avvenendo in un contesto di rallentamento della domanda globale: nel 2025 si prevede una contrazione del mercato tra il 2% e il 5% secondo Bain, dovuto alla crisi del modello di distribuzione wholesale, all’instabilità delle supply chain (qualità dei fornitori che spesso non supera criteri ESG) e pressioni sui canali di distribuzione, sia fisici che digitali. Inoltre, la crescente incertezza economica e tensioni geopolitiche (come le tariffe USA e le guerre in Ukraina e nel Medio Oriente) stanno erodendo il “feel good factor” fondamentale per le spese in beni discrezionali.

Come se non bastassero i cambi di abitudini di consumo e le incertezze geopolitiche, molte delle grandi “Maison” del lusso stanno per affrontare la fase cruciale di passaggio generazionale, che coinvolge sia le dinastie familiari alla guida dei grandi gruppi, sia le strutture manageriali e creative dei brand. Questo processo è delicato e strategico, perché incide direttamente sulla continuità, l’identità e la competitività delle aziende.

Passaggio generazionale

Molti gruppi del lusso, soprattutto in Francia e Italia, sono ancora a conduzione familiare. Il passaggio generazionale non è solo una questione di successione, ma di trasferimento di visione, valori e leadership.

Ad esempio, il Gruppo LVMH ha avviato un processo graduale di successione con l’ingresso dei figli di Bernard Arnault in ruoli chiave: Delphine Arnault è diventata CEO di Dior Couture, mentre Antoine e gli altri figli hanno assunto ruoli strategici nella holding.

In Italia, la famiglia Ferragamo è oggi già alla sua quarta generazione in azienda con circa 50 nipoti legati a vario titolo all’azienda. Dopo la morte del fondatore Salvatore Ferragamo nel 1960, la guida è infatti passata prima alla moglie Wanda Ferragamo, che ha gestito l’azienda per oltre 50 anni, poi ai sei figli che hanno ricoperto poi chiave nella trasformazione del brand in un gruppo globale.

Per evitare conflitti e garantire una transizione ordinata, la famiglia ha firmato un accordo che stabilisce, tra le altre cose, i requisiti per entrare in azienda. Il Gruppo è quotato in Borsa dal 2011 e ha sempre scelto di preservare l’indipendenza del brand evitando cessioni a gruppi esterni come i conglomerati francesi LVMH e Kering.

In Italia ancora, il Gruppo Prada ha iniziato a pianificare il futuro con un avvicendamento progressivo, mantenendo però una forte presenza della famiglia fondatrice.

Questi cambiamenti non sono definitivi, ma rappresentano step strategici per garantire continuità e stabilità agli investitori, evitando shock improvvisi.


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Redazione

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