Dati macro della settimana. Per le principali economie, i PMI flash forniranno un aggiornamento importante sulla resilienza dell’attività economica. AllianzGI

 

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Nel complesso, il settore dei servizi ha mostrato una ripresa più solida rispetto al manifatturiero dopo lo shock tariffario di aprile, mentre, come già descritto, l’andamento recente della produzione industriale nell’area euro suggerisce una potenziale debolezza. Da un lato, i livelli attesi degli indici PMI non sono particolarmente brillanti, ma dall’altro, considerando l’entità degli incrementi dei dazi statunitensi, sorprende che abbiano retto così bene.

Nel complesso, gli effetti dello shutdown del governo USA continuano a rendere imprevedibile la pubblicazione dei dati economici statunitensi; tuttavia, le autorità americane hanno fatto sì che i dipendenti del BLS (Bureau of Labor Statistics) rientrassero in ufficio per preparare la pubblicazione del dato sull’inflazione (CPI) di settembre, prevista per il 24 ottobre.

Gli indici CPI in Usa e UK

L’indice CPI core dovrebbe registrare un incremento simile a quello del mese precedente, segnalando che non vi è stata un’accelerazione nel trasferimento dei dazi sul consumatore, ma nemmeno un rallentamento dell’inflazione, che resta al di sopra dell’obiettivo. Come è noto, all’interno del FOMC (Federal Open Market Committee) ci sono opinioni divergenti su come interpretare questa situazione. Se lo shutdown dovesse terminare, potrebbero essere pubblicati anche altri indicatori; in particolare, il rapporto sul mercato del lavoro di settembre potrebbe essere rilasciato rapidamente, dato che la maggior parte delle informazioni era già quasi completa prima dello shutdown. La settimana prossima potrebbero essere diffusi anche i dati relativi al settore immobiliare.

Nel Regno Unito, l’indice CPI di settembre potrebbe mostrare segnali di rallentamento dell’inflazione nei servizi e tuttavia, salvo sorprese significative, è probabile che la Banca d’Inghilterra sia più influenzata dal budget di novembre del Cancelliere che dai dati intermedi.

Infine, l’inflazione in Giappone sembra destinata a stabilizzarsi dopo il rallentamento degli ultimi mesi: sebbene si sia mantenuta al di sopra dell’obiettivo per oltre tre anni, la prudenza della Banca del Giappone, destinata ad essere accentuata dall’incertezza politica, rende più probabile che, nel prossimo futuro, prevalgano le ragioni per non procedere con ulteriori aumenti dei tassi d’interesse.


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