Carl Vine, Co-Head of Asia Pacific Equities di M&G Investments

 

 

Le azioni giapponesi sono salite di circa il 12% nel terzo trimestre, collocandosi all’85° percentile secondo gli standard storici. Il rimbalzo è stato ampio e, a differenza del rally di sollievo del secondo trimestre, questa volta è stato alimentato da un rinnovato spirito di fiducia. Eppure, nonostante i rendimenti sostenuti, il tono generale è stato piuttosto contenuto. I segnali di euforia si sono concentrati soprattutto in un ristretto gruppo di titoli legati ai semiconduttori e alle tecnologie di commutazione ottica connesse all’intelligenza artificiale, piuttosto che sull’intero mercato.

Carl Vine

Al di fuori di queste nicchie, la solidità è stata sostenuta da una maggiore visibilità sugli utili e da un incremento dei rendimenti per gli azionisti. Le aziende giapponesi continuano a fare progressi dove conta: riacquisti di azioni proprie, dividendi e rafforzamento dei bilanci. Le previsioni per la seconda metà dell’anno fiscale  rimangono prudenti, ma i fondamentali sottostanti si stanno dimostrando molto più solidi di quanto molte società si aspettassero.

Il risultato è un mercato azionario che appare pronto per ulteriori revisioni al rialzo verso la fine dell’anno.

Dividendi, disciplina e asset dormienti

La storia dei dividendi in Giappone non è più una questione di riforme: è ormai una realtà legata agli utili. Per le società incluse nell’indice MSCI Japan, i dividendi per azione sono cresciuti a un tasso composto medio dell’11–12% nell’ultimo decennio e di quasi il 20% nell’ultimo anno. I payout ratio restano intorno al 40%, lasciando spazio a un’ulteriore accelerazione, soprattutto mentre i riacquisti di azioni proprie raggiungono livelli record.

Nel frattempo, procede in modo silenzioso ma costante la valorizzazione del potenziale “tesoro immobiliare” del Giappone quotato, stimato in circa 2.000 miliardi di dollari. Le dismissioni stanno diventando più frequenti, gli investitori attivisti più incisivi e gli sviluppatori meglio posizionati per trasformare terreni inattivi in asset produttivi. Non è un’esagerazione definire questa dinamica una delle maggiori opportunità di valore latente a livello globale nel mercato azionario.

Un’impennata inattesa

I mercati avevano inizialmente accolto con favore la vittoria di Sanae Takaichi come leader del Partito Liberal Democratico (LDP) — e potenzialmente come prima donna a ricoprire la carica di primo ministro del Giappone — vedendola come una figura di continuità, favorevole al mercato e alla crescita, in grado di mantenere lo slancio delle riforme rafforzando al contempo l’agenda strategica e industriale del Paese.

Il cosiddetto “Takaichi trade” — un rally guidato da finanziari, beni capitali ed esportatori — rifletteva il sollievo per una direzione di politica economica percepita come stabile. Tuttavia, quella sensazione di stabilità è stata rapidamente scossa dal ritiro di Komeito, avvenuto pochi giorni dopo, dalla sua coalizione venticinquennale con l’LDP.

La spaccatura è più netta rispetto alle dispute del passato e lascia il governo privo di una maggioranza operativa. Se si tratti di un nuovo episodio di tattica politica o di una vera rottura lo determinerà il grado di deriva delle politiche nei prossimi mesi. Per ora, i mercati hanno interpretato l’evento come uno shock di breve periodo piuttosto che come un cambiamento strutturale. Il Giappone ha già superato turbolenze politiche simili, e gli investitori continuano ad aspettarsi o un rinnovo della coalizione o la nascita di un nuovo allineamento pragmatico.

Prospettive: costruttive, non compiacenti

L’impostazione per il quarto trimestre del 2025 appare equilibrata e costruttiva. Le indicazioni delle aziende restano prudenti, ma i dati operativi mostrano resilienza. Lo slancio riformatore prosegue e la narrativa sulla forza degli utili si sta ampliando oltre i settori tradizionali di esportatori e finanziari. La crescita dei dividendi e l’ottimizzazione dei bilanci continuano a rappresentare motori di rendimento spesso sottovalutati.

Alcuni investitori continuano a muoversi nelle acque superficiali dei titoli legati all’intelligenza artificiale ma la marea che si alza in Giappone ha radici più profonde — nella capacità di generare cassa, nella disciplina del capitale e nel ritrovato spirito di autosufficienza. Per gli investitori, è una corrente che vale la pena seguire.


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Stefania Basso

Laureata all'Università Statale di Milano, dal 2006 collaboro con Fondi&Sicav. Lunga esperienza nel settore del risparmio gestito come marketing manager presso Franklin Templeton Investments e J.P. Morgan Fleming Am a Milano e a Lussemburgo. Breve esperienza presso Lob Media Relations come ufficio stampa per alcune realtà finanziarie estere. In tutto il mio percorso professionale ho lavorato a stretto contatto con persone provenienti da diverse parti del mondo, che mi hanno permesso di avere un approccio dinamico e stimolante e di apprendere attraverso il confronto con realtà differenti.