Weekly outlook di Allianz Global Investors a cura di Sean Shepley, Senior Economist

Oggi è facile che venga dimenticato, ma il 2 aprile l’annuncio dei dazi da parte del presidente Trump ha segnato l’inizio di una fase complessa per i mercati finanziari, con gli investitori impegnati a valutare rapidamente il potenziale impatto negativo sull’economia statunitense e sul commercio globale. Per i mercati finanziari si è trattato solo di una tempesta in un bicchier d’acqua: l’amministrazione americana ha infatti cambiato strategia, dando maggior stabilità alle proprie relazioni con la Cina e stringendo con altri Paesi una serie di accordi che hanno prodotto un consistente aumento delle tariffe medie applicate dagli USA e delle relative entrate (si veda il grafico alla pagina seguente).

Il 5 novembre, parte della vicenda sarà sottoposta alla Corte Suprema, che esaminerà i ricorsi sulla legittimità dei dazi imposti ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), lo strumento giuridico utilizzato dall’amministrazione per introdurre dazi reciproci. L’intervento della Corte Suprema fa seguito alle sentenze dei tribunali di grado inferiore, secondo cui l’IEEPA non conferirebbe all’esecutivo l’autorità di determinare e imporre dazi, essendo questo potere tradizionalmente riservato al Congresso.

La Corte Suprema dovrebbe pronunciarsi in tempi ragionevolmente brevi, con una decisione attesa entro la fine dell’anno secondo la maggior parte degli osservatori. L’esito del procedimento avrà con ogni probabilità implicazioni significative. L’eventuale conferma dei dazi da parte della Corte Suprema segnerebbe una notevole espansione dei poteri presidenziali di emergenza, rafforzando l’idea che l’amministrazione Trump faccia bene ad agire in modo deciso, nella convinzione che la Corte Suprema si pronuncerà a suo favore anche se i precedenti storici non sono necessariamente favorevoli.

Al contrario, in caso di annullamento dei dazi, l’amministrazione Trump sarebbe probabilmente costretta a smantellare l’intero programma e a rimborsare i dazi già versati, con potenziali passività per il governo stimate superiori ai 100 miliardi di dollari. Una sentenza in questo senso potrebbe rappresentare un gran vantaggio, per esempio, per gli importatori statunitensi, mentre l’indebolimento di una componente chiave della strategia economica degli Stati Uniti sarebbe probabilmente interpretato, almeno temporaneamente, come un fattore negativo per il dollaro e per i Treasury USA a lunga scadenza. Va inoltre considerato che la Corte potrebbe cercare una via intermedia, limitando l’ambito dei possibili rimborsi legati ai dazi.

È difficile trovare un indicatore preciso delle aspettative del mercato circa gli esiti dell’udienza del 5 novembre. Per quanto i “prediction markets” possano fornire indicazioni approssimative circa la probabilità dei diversi risultati, in genere questi contratti indicano una data (solitamente anteriore alla fine dell’anno) entro cui la decisione di riferimento va presa. Tenendo conto di questo, la probabilità stimata di circa un terzo per una sentenza favorevole all’amministrazione Trump sembra indicare che l’aspettativa centrale sia che la Corte Suprema confermi le decisioni dei tribunali di grado inferiore, pur senza grande convinzione.

L’amministrazione Trump sostiene che l’annullamento dei dazi sarebbe molto dannoso per l’economia, ed è pertanto assai probabile che, in caso, cercherà nuove modalità per imporne di nuovi. Vi sono diversi quadri giuridici alternativi cui si potrebbe ricorrere, ma il grado di discrezionalità dell’amministrazione statunitense ne risulterebbe probabilmente ridotto e i tempi per l’imposizione di nuovi dazi si dilaterebbero.

Questo, come già visto all’inizio dell’anno, potrebbe favorire un’anticipazione (“front-loading”) della domanda, attenuando l’impatto su imprese e consumatori una volta che i dazi saranno nuovamente applicati. Dal punto di vista economico, il fatto che l’economia globale abbia mostrato una certa resilienza di fronte all’aumento dei dazi statunitensi lascia presumere che una nuova fase di incertezza sulla politica commerciale USA avrà effetti contenuti.


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